Page 81 - La Grazia della Contemplazione
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Questi due generi di contemplazione ci rafforzano contro il male e ci aiutano
alla virtù. Si legge infatti dei due cherubini: Coprono entrambi i lati del
propiziatorio, aprendo le ali e ricoprendo l’oracolo (Es. 25,20).
Quando copriamo qualcosa, lo facciamo solitamente in due modi. Possiamo
infatti nasconderla o proteggerla e spesso, quando poniamo qualcosa a riparo
del sole, ci difendiamo con l’ombra tanto dal calore quanto dalla luce. Se
dunque in questi due generi di contemplazione noi riceviamo la grazia divina,
se rimaniamo in essi secondo la grazia ricevuta, credo che essi saranno per noi
come un riparo dal calore del giorno, e un rifugio sicuro nella tempesta. Oh!
fossimo rapiti dal desiderio amoroso nella contemplazione e nell’ammirazione,
e trascendessimo noi stessi al punto che la nostra mente non potesse più
conoscere se stessa, mentre guarda tali cherubini, al punto da dire, insieme con
l’Apostolo: Se nel corpo o fuori del corpo non so, Dio lo sa (2 Cor. 12,3). Vedi quali
profondità si celino sotto le ali di questi cherubini, se addirittura fanno
dimenticare la conoscenza di sé. Ma se l’ombra di queste ali non può
allontanare la vista della mente in tali trascendimenti, deve per altro velare lo
splendore dell’oro del propiziatorio e temperarlo per la nostra vista. Lo
splendore del propiziatorio è senza dubbio velato quando ciò che in noi
risplende viene considerato in confronto alla luce eterna. Lo splendore del
propiziatorio simboleggia il valore della natura spirituale; l’allargarsi delle ali
sopra il propiziatorio indica l’altezza della divina sopraeccellenza. Qual
meraviglia dunque se entrambi i lati vengono coperti da tale ombra? Infatti
tutto ciò che si può scorgere in noi, simile o dissimile al divino, viene offuscato
dal paragone con la realtà divina stessa. Il velame rende solitamente moderato
non solo io splendore, ma anche il calore; il tal modo essi possono essere
sopportati dalla creatura. E accade spesso che noi non sappiamo mantenere la
giusta misura nella stima o nell’amore di noi stessi. Ma dall’assidua
contemplazione delle cose divine e dalla loro profonda ammirazione accade in
noi che ogni eccesso venga contenuto. Credo che nessuna creatura razionale
possa accettare di essere limitata alla vera e legittima misura dell’equità nella
opinione che ha di sé o nell’amore della sua eccellenza, se non sa disprezzarsi,
paragonandosi alle cose divine delle quali abbiamo parlato.
Per questo vi dico che i due cherubini coprono entrambi i lati del propiziatorio,
perché in noi non c’è nulla che non risulti imperfetto e imparagonabile rispetto
alla grandezza e al valore della realtà divina. Come l’arca è coperta dal
propiziatorio, così si comanda di coprire il propiziatorio con l’apertura delle ali.
Senza dubbio come dalla contemplazione della creatura spirituale e del suo
valore è vinto l’amore del mondo, così dalla contemplazione dell’essenza
creatrice e della sua sopraeccellenza è frenato l’amore verso se stessi.
Capitolo X
Con quanta avidità gli uomini spirituali sono soliti aspirare a questi due