Page 91 - La Grazia della Contemplazione
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il tuo Dio forse molto, ma non come sposo unico. Egli allora non è introdotto
                  nella  tua  intimità.  Se  dunque  non  ti  sforzi  di  introdurlo  in  te,  come  puoi
                  pretendere di seguirlo nelle sue altezze? Certamente è un segno del tuo scarso
                  amore per il tuo sposo o di un minor amore suo verso di te se non sei ancora
                  chiamato al trascendimento e se non meriti di seguirlo nel caso che ti chiami.
                  Come  puoi  amare  perfettamente,  se  non  sei  rapito  al  supremo  desiderio  e,
                  anagogicamente, non trascendi te stesso? Ecco perché l’altezza della rivelazione
                  divina  è  la  manifestazione  del  suo  amore:  Non  vi  chiamo  più  servi,  ma  amici,
                  poiché vi ho partecipato tutto ciò che ho udito dal padre mio (Gv. 15,15).
                  Guarda  il  senso  e  il  modo  della  rivelazione  secondo  la  misura  dell’amore
                  divino: Mangiate, o amici, e bevete e inebriatevi o carissimi (Cant. 5,1). Ecco gli amici
                  mangiano, ma gli amici carissimi non solo bevono, ma si inebriano. Certo quelli
                  che  mangiano  mentre  consumano  il  cibo  sono  condotti  alla  gioia  non  senza
                  qualche  indugio  e  qualche  fatica,  quelli  che  bevono  con  massima  facilità  e
                  velocità  prendono  in  sé  ciò  che  bevono.  Per  questo  coloro  che  mangiano
                  rappresentano  quelli  che  raggiungono  le  delizie  della  verità  solo  con  molto
                  studio  e  lunghe  meditazioni.  Bevono  invece  coloro  che  attingono  con  grande
                  facilità  e  letizia  dalla  divina  rivelazione  la  bramata  soavità  della  verità.  Gli
                  amici mangiano, ma i carissimi bevono  perché secondo  la misura del piacere
                  viene dispensato il modo della manifestazione. L’ebbrezza della mente produce
                  un trascendimento e la rivelazione della divinità porta nella mistica ebbrezza
                  coloro  che  sono  carissimi.  Il  Profeta  indicò  tale  ebbrezza  quando  disse:  Sono
                  inebriati  dalla  ricchezza  della  tua  casa  e  col  torrente  della  tua  delizia  li  disseti  (Sal.
                  35,9).  Se  dunque  desideriamo  avere  tale  ebbrezza  e  raggiungere  spesso  tale
                  trascendimento cerchiamo di amare intimamente e sommamente il nostro Dio e
                  in ogni ora tendere con gran desiderio alla gioia della divina contemplazione.
                  Ciò  sarà  avere  aperte  le  ali  del  cherubino.  Ecco  ormai  quanta  fatica  e  quali
                  allegorie sono state necessarie perché i nostri cherubini aprissero le loro ali e
                  costituissero un conveniente riparo al nostro propiziatorio.


                                                     Capitolo XVII

                               Ciò che è proprio del quinto genere di contemplazione


                  Bisogna  cercare  perché  i  cherubini  si  guardano  reciprocamente  e  volgono  il
                  volto verso il propiziatorio:  Si guardino reciprocamente con  i  volti rivolti verso il
                  propiziatorio  (Es.  25,20).  Abbiamo  detto  sopra  che  al  primo  cherubino
                  riguardano le cose  che sono  sopra la ragione, ma non fuori della ragione.  Al
                  secondo  cherubino  le cose che sono  sopra la ragione e  sembrano essere  fuori
                  della  ragione.  Secondo  questa  distinzione  osservate  che  al  primo  cherubino
                  riguarda  la  speculazione  dell’unità  e  della  semplicissima  essenza  di  Dio.  Al
                  secondo cherubino riguarda la speculazione sulla Trinità; molte infatti sono le
                  cose della Trinità che sono provate sulla base della Scrittura ma che sembrano
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