Page 92 - La Grazia della Contemplazione
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contraddire ogni umana ragione. Per questo tali cose riguardano il secondo
cherubino e vengono soltanto contemplate, non razionalmente meditate.
L’unità e la semplicissima natura di Dio benché sopravanzino l’umana
intelligenza non la contraddicono e per questo riguardano il primo cherubino.
Certo crediamo che egli è l’altissimo, che è semplicissimo, unico e che nella sua
semplice e unica bontà si trova ogni bene. Quanto all’essenza nulla v’è più
semplice di lui, quanto alla potenza nulla più vasto di lui. Quanto alla essenza
non c’è nulla di più semplice di ciò che è veramente e sommamente uno; quanto
alla potenza nulla e più vasto di ciò che senza dubbio può ogni cosa. Guarda
quanto sia difficile per l’umana ragione comprendere tutto ciò che è, e allora
capirai quanto sia incomprensibile quella bontà nella quale c’è ogni bene. Sopra
la ragione è comprendere come quel bene veramente semplice e unico sia ogni
bene. D’altra parte la ragione umana accetta tale rivelazione e la conferma
considerando e affermando e testimoniando che non sarebbe pieno né perfetto,
né assolutamente sufficiente se in Lui, suprema ed eterna volontà, mancasse
qualche bene. Ma come si può comprendere Egli che è immenso e infinito?
Grande è il Signore, degno d’ogni lode; la grandezza sua non ha confine (Sal. 144,3).
Ma quale senso può percepire, quale ragione può comprendere come possa
essere semplice se è immenso, e unico se è infinito; tuttavia la ragione
testimonia che è assolutamente semplice, che non è composto, perché ogni
composto può essere diviso e ciò che può essere diviso può mutare. La ragione
ammette che Dio è semplice, perché riconosce che deve essere immutevole,
poiché egli è il bene massimo rispetto a ogni cosa: Presso di Lui non c’è
mutamento né ombra di vicissitudine (Gc. 1,17). Se dunque è un bene immutevole è
anche un bene semplicissimo. Ne viene che è sommamente semplice, perché è
sommamente buono. Se dunque nulla c’è più semplice di lui, se è ciò di cui non
si può pensare nulla di più spirituale, nulla di più profondo, Egli è
conseguentemente ciò di cui non si può pensare nulla di più incomprensibile.
Vediamo allora che, cosa venga da questo duplice ragionamento sulla
semplicità e sull’immensità, ovvero sull’unità e sull’universalità. Se ogni cosa
buona è in Lui, qualunque cosa è in Lui è suprema bontà. Pertanto è suprema
potenza, suprema sapienza, suprema bontà, suprema felicità. Perché poi Egli è
somma semplicità, tutto ciò che è uno è Egli stesso. È la stessa cosa per Lui
essere, vivere, intendere, poter essere buono ed essere beato; in questo Egli è
incomprensibile. È potente, sapiente, buono e beato non per ragioni diverse. La
sua potenza è tale per cui il suo volere del tutto si realizza in ogni cosa che
vuole venga fatta. La sua sapienza è tale per cui si identificano il potere e il
sapere. La sua bontà è tale per cui ogni cosa di cui si compiace è giusta e ogni
cosa di cui si dispiace è ingiusta. La sua vita è tale per cui il suo essere è una
sola cosa con la sua beatitudine. Nota anzi che se egli è veramente onnipotente
egli è dovunque. Egli è potenzialmente dovunque e dove c’è un luogo e dove
non c’è alcun luogo. Se poi è dovunque potenzialmente, lo è anche
essenzialmente, poiché identiche in Lui sono la potenza e l’essenza.
Essenzialmente è in ogni cosa e fuori d’ogni cosa e al di sopra e al di sotto di
ogni cosa. Se è dentro ogni cosa, nulla è più segreto di Lui; se è fuori di ogni