Page 62 - La Grazia della Contemplazione
P. 62
dell’esperienza la certezza. Ma l’esperienza a chi non insegna che cosa vuole o
può conoscere? Non si può forse leggere nel proprio cuore? Ignori forse che
vuoi infinite cose, non vuoi infinite altre cose, che conosci innumerevoli cose e
non ne conosci innumerevoli altre? Ma forse come vedi la tua volontà, come
conosci il tuo pensiero, puoi anche vedere o conoscere la sostanza della tua
anima? Chi, posto ancora in questa carne, ha visto o ha potuto vedere nella sua
purezza qualsiasi sostanza spirituale? Senza dubbio l’intelletto umano è sotto
questo aspetto cieco dalla nascita ed è necessario pregare ogni giorno il Signore:
Illumina i miei occhi (Sal. 12,3). Certo se qualcuno ha potuto vedere le cose
spirituali che sono in questa corruttibile carne, fu condotto nel trascendimento
sopra se stesso, per il fatto che l’intelletto umano ha visto il suo fine non per una
propria volontà, ma perché si è trasceso per mezzo di una divina rivelazione.
Ma qualunque cosa in questo modo l’umana esperienza ha potuto toccare, è
chiaro che ciò riguarda non questo genere della contemplazione, ma un genere
diverso. Per quanto tu abbia esercitato il tuo ingegno in questa considerazione,
per quanto tu abbia proseguito la tua ricerca, per quanto tu abbia dilatato in
questo il tuo senso, non potrai estendere la tua conoscenza a un cubito pieno.
Capitolo XV
Non dobbiamo trascurare nemmeno quelle cose che non comprendiamo se
non In parte
Molte sono le cose che possiamo accogliere dall’autorità delle Scritture o
provare con la testimonianza della ragione, che riguardano le proprietà
dell’essenza spirituale. Cerchiamo dunque di sapere come e quanto possiamo
conoscere, benché non sia possibile estendere la conoscenza fino a un cubito. E
poco ciò che si può conoscere, ma molto importante. Poco quanto alla
definitività, molto quanto alla utilità. Non trascurare quello che puoi sapere di
questo cubito, benché tu non lo possa mai portare al colmo. Per tacere delle
altre cose che riguardano questa speculazione, in qual danno tu incorri, se
ignori l’immortalità dell’anima? Se infatti non si crede nell’immortalità
dell’anima, chi si preparerà alla retribuzione futura? Chi frenerà la sua vita per
non seguire la sua concupiscenza? Chi renderà soddisfazione delle offese
compiute? Chi si avvierà a grandi opere? Chi avrà pazienza tra le molte
difficoltà dei flagelli divini, se non crede nella vita futura? Tutto quello che si
dice della redenzione del genere umano, tutto quello che si crede sui divini
sacramenti, ciò che viene insegnato dalle divine istituzioni, quello che si attende
dalle divine promesse, tutto ciò viene distrutto, se si dispera dell’immortalità
dell’anima. Se per questa vita soltanto speriamo in Cristo, siamo i più miseri di
tutti gli uomini. Ecco abbiamo lasciato ogni cosa per seguirlo, ma che cosa
avremo se i morti non risorgono? Perché ci mortifichiamo per lui tutto il giorno,
se non possiamo sperare da lui la corona di giustizia, se la morte dell’uomo è
definitiva, e la sua condizione è uguale a quella delle bestie? Che vantaggio ne