Page 57 - La Grazia della Contemplazione
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certo modo palpabile e corporeo, perché porta con sé ciò che è immaginoso e
fantasioso e mantiene le similitudini delle cose corporali. Gli altri due cieli sono
in confronto a questo molto più fini e lontani dalla sua grossezza corporea. Così
il cielo di fuori che noi diciamo firmamento senza dubbio è visibile e corporeo,
ma è il primo e il più basso di tutti. Quello che è dunque la terra rispetto a
questo cielo visibile è il senso corporeo rispetto al ciclo interno, fantastico,
immaginario. Infatti come questo visibile cielo comprende nella grandezza del
suo seno ciò che la terra genera e nutre, così l’immaginazione racchiude le
similitudini di tutto ciò che il senso tocca o desidera. Nel primo cielo sono
contenute tutte le immagini e le similitudini delle cose visibili. Nel secondo si
trovano le ragioni delle cose visibili e le ricerche e le definizioni delle cose
invisibili. Al terzo sono relative alla comprensione e la contemplazione di tali
cose invisibili.
Capitolo IX
Il senso intellettuale che solo può vedere le cose invisibili
L’occhio dell’intelligenza è quel senso con il quale vediamo le cose invisibili
non come con l’occhio della ragione con il quale cerchiamo e troviamo le cose
segrete e lontane, come, a esempio, le cause in riferimento agli effetti o gli effetti
in riferimento alle cause e molte altre cose che comprendiamo ragionando. Ma
come col senso corporeo siamo soliti vedere invisibilmente, presenzialmente e
corporalmente, così il senso intellettuale comprende le cose invisibili
invisibilmente ma presenzialmente ed essenzialmente. Ma questo occhio
intellettuale ha davanti a sé il velo opaco dei peccati e di tutti i desideri della
carne che allontana la vista dalla penetrazione nei divini segreti, se la divina
degnazione non ve lo ammetta per la sua utilità o per l’altrui. Lo testimonia il
Profeta che diceva al Signore: Apri i miei occhi (Sal. 118,18). Certo dà prova con
questo di avere gli occhi velati, se chiede che siano liberati dal Signore. L’anima
vede dunque con questo occhio le cose che sono al di qua del velo, cioè le sue
cose invisibili, le cose che sono in lei stessa, ma non tutte perché non tutte sono
al di qua del velo. Con l’occhio con il quale vede le cose della sua intimità non
vede però se stessa cioè l’essenza della sua anima. Si può dubitare che con
quest’occhio della intelligenza vedremo le cose che abbiamo detto essere al di là
del velo o che occorra un altro occhio od un altro senso per vedere le cose
invisibili di Dio? Ma chi dice che c’è un senso per le cose inferiori e un senso per
quelle superiori, veda di dimostrarlo. Per questo credo, si confonde tanto spesso
il senso della parola intelligenza; infatti ora si restringe il significato riferendolo
solo alle cose superiori, ora solo alle cose inferiori, e ora lo si riferisce a
entrambe le dimensioni. Questa duplice intuizione delle cose superiori e
inferiori è come la vista dei due occhi in un solo capo.
Lo strumento duplice di tale senso ha un duplice effetto, e qualunque cosa
vogliamo scegliere, non impedisce, per altro, di dire che entrambi sono volti al