Page 17 - La Grazia della Contemplazione
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presunzione dentro di sé circa i suoi meriti, e sempre mantenersi in umiltà. Col
primo paio di ali l’uomo dunque veli il suo corpo, col secondo, voli al cielo.
Perché infatti quei due generi di contemplazione che abbiamo collocato in
mezzo non dovrebbero innalzare l’uomo alle cose celesti e invisibili, dal
momento che, come abbiamo detto, trattano solo delle cose invisibili? Ogni
uomo volto alle cose dello spirito si sforzi dunque sempre di volgere ogni suo
desiderio e interesse alle cose celesti, affinché possa dire con l’Apostolo: E la
nostra cittadinanza è nei cieli (Filip. 3,20). E nondimeno se ti appresti a
penetrare con lo stesso Apostolo fino al terzo cielo (2 Cor. 12), non presumere
mai di poterlo fare su queste due paia di ali. È necessario senza dubbio che
colui che desidera e brama volare fino ai segreti del terzo cielo e agli arcani
della Divinità, sia fornito di tutte quelle ali delle sei contemplazioni di cui
abbiamo trattato prima. E in ogni caso solo i perfetti possono a stento possedere
in questa vita queste ali delle sei contemplazioni. E nella vita futura tutti gli
eletti le avranno, tanto tra gli uomini quanto tra gli angeli, tanto che si può dire
veracemente di entrambe le nature che sei ali possiede l’una e sei ali l’altra.
Capitolo XI
Mistica descrizione dei primi quattro generi dl contemplazione
Per quel che concerne dunque questi sei generi di contemplazione Mosè, come
mi sembra, ne tratta con mistica descrizione, quando secondo il comando
divino ordinò che fosse fatta quell’arca materiale, ma invero mistica. Il primo
dunque è indicato nella fabbricazione dell’arca, il secondo nell’indorarla, il
terzo nella corona dell’arca; comprendiamo il quarto per mezzo della
propiziazione. Il quinto e il sesto per mezzo dei due cherubini. Se poi
osserviamo l’aspetto e la fattura materiale, certamente di quelle sei opere
costruite con le mani, solo la prima è fabbricata in legno, tutte le altre sono in
oro. E così poi tutte quelle cose di cui consta il primo genere di contemplazione,
le attingiamo con la sensazione corporea, e le rappresentiamo con
l’immaginazione, quando vogliamo. Infatti colleghiamo col ragionamento tutte
le cose da cui si originano tutte le altre, o le comprendiamo con la semplice
intelligenza. Pensa dunque quale differenza vi sia tra il legno e l’oro, e forse
capirai quanto opportunamente codeste siano rappresentate nel legno, quelle
invece siano configurate nell’oro. L’oro brilla di per sé con grande chiarore, il
legno non ha in sé nessun chiarore se non per il fatto che accende il fuoco e
alimenta la fiamma apportatrice di luce.
Così senza dubbio l’immaginazione non ha in sé alcuna luce, alcuna fama, se
non il fatto che risveglia la ragione al discernimento e suole dirigerla
all’investigazione della scienza. Giustamente dunque si rappresenta
nell’indorare il legno quel secondo genere di contemplazione, nel quale si
ricerca la ragione delle cose visibili. Che cos’altro è infatti la ragione delle cose
visibili e immaginabili, se non qualche doratura, per così dire, del legno? E