Page 12 - La Grazia della Contemplazione
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se stessa. Infatti, per quanto essa non sembri mancare nei precedenti generi di
                  contemplazione, tuttavia non si trova quasi in nessuna cosa se non nella ragione
                  che  medita  o  anche  nell’immaginazione.  Là  ci  si  serve  di  essa  come  d’uno
                  strumento e si vede come per mezzo di uno specchio. Qui invece opera per se
                  stessa e si contempla quasi nel suo aspetto. Qui dunque si volge al basso, non
                  avendo nulla per cui discenda più in basso per se stessa.
                  Abbiamo  detto  che  il  quinto  genere  di  contemplazione  è  quello  che  si  trova
                  sopra  ragione  e  tuttavia  non  oltre  ragione.  Ascendiamo  a  questo  genere  di
                  contemplazione  con  l’elevarsi  della  mente,  quando  conosciamo  per  divina
                  rivelazione  quelle  cose  che  non  possiamo  comprendere  pienamente  con  la
                  ragione  umana  e  analizzare  interamente  col  nostro  ragionamento.  Tali  sono
                  quelle  cose  che  crediamo  sulla  natura  della  Divinità  e  sulla  sua  semplice
                  essenza  comprovandole  con  l’autorità  delle  divine  Scritture.  La  nostra
                  contemplazione dunque allora veramente trascende la ragione, quando l’anima,
                  per  mezzo  dell’elevazione  della  mente,  contempla  ciò  che  trascende  i  limiti
                  della capacità umana. Tuttavia si deve ritenere al di sopra della ragione, ma non
                  fuori della ragione, dal momento che l’umana ragione, non può opporle ciò che
                  si scorge per mezzo dell’acutezza dell’intelligenza, e anzi facilmente si acquieta
                  e indugia nella sua testimonianza.
                  Il sesto genere della contemplazione è quello che analizza le cose che stanno al
                  di sopra della ragione e paiono essere fuori, e anche contro ragione. Soprattutto
                  in questa somma e altissima contemplazione, l’anima veramente esulta, quando
                  conosce le cose che provengono dall’irradiazione della luce divina e considera
                  quelle alle quali tutta l’umana ragione contrasta. Sono di tal genere quasi tutte
                  quelle  cose  che  dobbiamo  credere  intorno  alla  Trinità.  E  quando  l’umana
                  ragione riflette intorno a queste, sembra non fare niente altro che contraddirsi.


                                                        Cap. VII

                              Che cosa sia comune ai diversi generi di contemplazione

                  Due pertanto di questi generi si fondano nell’immagine, poiché si volgono solo
                  agli oggetti sensibili. Due si fondano nella ragione perché attendono solo alle
                  cose comprensibili. Due poi poggiano solo sull’intelligenza, poiché si volgono
                  solo alle cose intelligibili. Chiamo sensibili tutte le cose visibili e percettibili con
                  un  senso  corporeo.  Chiamo  poi  comprensibili  le  cose  invisibili,  tuttavia
                  comprensibili  con  la  ragione.  E  chiamo,  in  questa  sede,  intelligibili  le  cose
                  invisibili  e  incomprensibili  alla  umana  ragione.  Fra  questi  sei  generi  di
                  contemplazione  dunque,  i  quattro  inferiori  riguardano  soprattutto  le  cose
                  create. I due sommi invece concernono le cose increate e divine. Parimenti tra i
                  primi quattro i due superiori riguardano le cose invisibili, i due infimi invece le
                  cose visibili e corporee. Infatti i due generi più bassi senza dubbio hanno come
                  oggetto le cose visibili e  create.  I  due generi più elevati invece si  interessano
                  soprattutto alle cose invisibili e increate. I due generi di mezzo poi soprattutto
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