Page 13 - La Grazia della Contemplazione
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sono volti alle cose invisibili e create. Oserei dire quindi che, per quel che
concerne le cose invisibili e create, vi sono alcune cose che non possono essere
comprese in nessun modo dalla ragione umana e per questo tendono alla
categoria delle cose intelligibili e paiono riguardare piuttosto i due sommi
generi di contemplazione. Similmente per quel che concerne quelle cose somme
e increate, appaiono esservene alcune accessibili alla ragione umana; per questo
si devono annoverare tra le cose intelligibili e paiono soprattutto adattarsi, ai
due generi di contemplazione che abbiamo definito «di mezzo». Ai due primi
pertanto pare essere comune il fatto che entrambi sono volti alle cose visibili.
Tuttavia in questo soprattutto paiono differire, nel fatto che il primo invero
suole correre qua e là sotto l’impulso dell’ammirazione senza alcun apporto
della ragione. Nel secondo invece quando si tratta di quelle cose che sono
agitate nella mente per mezzo dell’immaginazione si richiede e si esige la
ragione che conduce all’ammirazione le cose prima familiarmente note; il
secondo e il terzo hanno questo in comune, ma singolare rispetto a tutti gli altri,
il fatto che in entrambi parimenti sembrano mescolarsi tra loro l’immaginazione
con la ragione e la ragione con l’immaginazione. Differiscono invece nel fatto
che nel secondo la ragione, come si è detto, pensa e si rivolge alle cose visibili,
mentre nel terzo la ragione è tratta dalle cose visibili all’analisi delle cose
invisibili. In questo spesso da cose invisibili siamo volti a cose invisibili e
proviamo alcune cose con altre. In codesto genere dall’analisi delle cose visibili
passiamo alla conoscenza delle invisibili. È chiaro che è elemento comune al
terzo e quarto genere l’occuparsi delle cose invisibili e intelligibili, ma che essi
differiscono nel fatto che nel terzo genere invero la ragione si mescola
all’immaginazione; nel quarto invece si mescola l’intelligenza pura alla ragione;
nel quarto e quinto la ragione e l’intelligenza convergono e si accordano. Ma nel
quarto dalla ragione trae impulso l’intelligenza. Nel quinto invece la ragione
non previene mai l’intelligenza, ma la segue, o spesso la accompagna. Infatti ciò
che prima si conosce per divina ispirazione, è confermato poi dalla
affermazione della ragione. Nel quinto e nel sesto è elemento comune il fatto
che entrambi vertono intorno alle cose intelligibili. Ma nel quinto invero la
ragione umana pare abbastanza consenziente. Nel sesto invece ogni umana
ragione pare essere contrastante a meno che non sia sorretta dalla unione con la
fede.
Capitolo VIII
Le caratteristiche di ogni genere
È caratteristico poi della prima contemplazione l’ammirare semplicemente
senza alcun elemento razionale le cose visibili. È proprio della seconda
interessarsi col ragionamento della ragione delle cose visibili. È proprio della
terza ascendere attraverso le cose visibili alle invisibili col ragionamento. È
proprio della quarta trarre col ragionamento da cose invisibili altre invisibili e