Page 115 - La Grazia della Contemplazione
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esteriori e, nella dimenticanza di tutto ciò che accade nel corpo, ci si interessa di
                  quelle sole cose che sono relative allo spirito? Si dice giustamente che lo spirito
                  non  ha  più  se  stesso,  quando  comincia  a  venir  meno  e  quando  comincia  a
                  passare a uno stato sopramondano e sopraumano; con mirabile trasfigurazione
                  quello spirito viene meno alla sua umanità, salendo alla divinità, così che egli
                  non è più lo stesso in quel tempo in cui si unisce a Dio. Colui che, si unisce al
                  Signore  è  un  solo  spirito  con  Lui  (1  Cor.  6,17).  Colui  che  sperimenta  questa
                  unione  può  cantare:  Vien  meno  l’anima  mia  nella  tua  salvezza  (Sal.  118,81).  È
                  dunque nello spirito colui che sopravanza tale vertice. Ma lasciamo a chi è più
                  esperto il chiarimento di tutto ciò.


                                                     Capitolo XIII

                   Nel secondo modo di trascendimento la divina rivelazione talvolta previene
                                                 la nostra meditazione

                  Consideriamo come la divina rivelazione talora prevenga la ricerca della nostra
                  meditazione e come sollevi l’anima umana, gettata al di sotto della sua natura e
                  della  sua  libertà,  dalla  violenza  delle  tentazioni  non  solo  alla  sua  naturale
                  solidità, ma addirittura la sollevi oltre le misure dell’umana possibilità. Spesso
                  infatti  la  mente  umana,  dopo  molti  esercizi,  viene  turbata  da  insistenti
                  tentazioni e viene scossa e allontanata dalla rocca della sua sicurezza e della sua
                  tranquillità,  affinché  non  si  glori  miserabilmente  e  vanamente  della  propria
                  fortezza  nei  continui  successi  della  virtù.  Per  questo  il  beato  Pietro,  principe
                  degli apostoli, dopo innumerevoli meriti e sublimi miracoli, viene preso, legato,
                  imprigionato. Ma, alla visita dell’angelo, viene mirabilmente liberato così come
                  era  stato  prima  crudelmente  tormentato  (At.  12).  Volete  sapere  quali  sono
                  questi  ceppi  che  talora  legano  le  menti  anche  sublimi  per  i  loro  meriti?  Chi
                  ignora che la tentazione del piacere sorge ora da fuori, ora da dentro; da fuori
                  per mezzo dei diversi diletti, da dentro per mezzo della suggestione; da fuori
                  per il piacere della carne, da dentro per la suggestione della mente? Ora dunque
                  la carne viene presa da un turpe vellicamento, ora l’anima viene insozzata da
                  un  turpe  pensiero.  Noi  cadiamo  nelle  tenebre  del  carcere,  quando  veniamo
                  legati dai lacci della concupiscenza e vogliamo lasciare la nebbia della nostra
                  confusione  senza  riuscirci.  Ma  quella  mente  merita  la  rivelazione  della
                  consolazione divina, se soffre le tenebre di tale confusione, non per una propria
                  ignavia, ma per la protervia della malignità altrui. Una tale anima santa viene
                  liberata quando giunge un messo divino se, per l’ispirazione della grazia, viene
                  liberata dal peso della oppressione mediante la luce della rivelazione. L’angelo
                  infatti è un nunzio. E anzi non è un nunzio qualsiasi, ma un nunzio divino per
                  mezzo  del  quale  conosciamo  la  volontà  di  Dio,  siamo  illuminati  circa  la
                  conoscenza delle cose eterne e accesi del loro desiderio. Ma questo nunzio non
                  conosce forse solo le cose celesti? O forse conosce anche le cose terrene? Ma chi
                  conosce le cose più grandi, come può ignorare quelle più piccole? E una buona
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