Page 120 - La Grazia della Contemplazione
P. 120

Capitolo XVI

                        Nel terzo modo del trascendimento tutto dipende dal dono divino


                  Questa sposa ha bisogno sempre dell’aiuto del suo sposo, al punto che essa non
                  può fare nulla senza di lui; tuttavia ne ha bisogno soprattutto quando sale dal
                  deserto,  stillando  delizie.  Se  infatti  per  deserto  intendiamo  il  cuore  umano,
                  salire dal deserto significa trascendere se stessi. Che cosa può dunque l’uomo là
                  dove  si  trascende  dove  la  natura  umana  sopravanza  la  dimensione  della  sua
                  possibilità?  Mai  la  sposa  s’appoggia  maggiormente  allo  sposo  come  quando
                  l’anima santa stilla delizie spirituali. Pensiamo a una fanciulla tenera e delicata,
                  educata nell’abbondanza delle delizie, che viene introdotta nella cella del vino
                  dopo che si è già accostata al torrente delle delizie e che può a stento camminare
                  per la troppa debolezza e che per l’eccessiva ebbrezza non può discernere che
                  cosa debba fare. Non è forse questo l’esempio di colei che per l’abbondanza di
                  delizie deve appoggiarsi al suo sposo? Qual meraviglia se l’abbondanza delle
                  delizie la rende delicata? Essa è anzi più delicata di quanto si possa credere, al
                  punto che nessuna gioia esteriore ha per lei alcun sapore e nessuna gloria del
                  mondo può più consolarla. Per questo essa può dire:  Non vuol essere consolata
                  l’anima mia (Sal. 76,3), perché veramente pensa: Ogni carne è come fieno, e la gloria
                  come fiore del fieno (1 Pt. 1,24). Alla fine l’anima ha noia della sua vita, quando
                  non  le  è  dato  avere  le  delizie  che  desidera.  La  sua  vita  le  è  a  noia,  anzi  le  è
                  odiosa, quando la sua gioia interiore le viene sottratta. Pensa dunque che cosa
                  significa essere abituati a delizie che non sono in proprio potere e senza le quali
                  non  v’è  alcuna  consolazione,  benché  siano  tali  da  non  poter  essere  raggiunte
                  dall’umana  capacità.  Tutto  ciò  che  la  consola  e  le  porta  gioia  dipende  dalla
                  volontà altrui e da un dono dello sposo. Per questo s’appoggia alle forze di lui,
                  dalla cui munificenza riceve tutto ciò che spera, che desidera, che ama. Quante
                  volte  in  questo  stato  le  viene  detto,  secondo  la  minaccia  del  Profeta:  Manda,
                  rimanda, manda, rimanda; aspetta ancora, aspetta; aspetta ancora, aspetta; ancora un
                  po’,  ancora  un  po’  (Is.  28,  10).  È  costretta  ad  aspettare  e  ad  aspettare  ancora,
                  mentre  il  suo  desiderio  viene  a  lungo  differito,  mentre  non  può  avere  le  sue
                  delizie secondo il desiderio, né può temperare il desiderio della sua anima. Da
                  ciò  penso  che  appaia  chiaramente  che  tutto  ciò  che  si  avverte  o  si  pensa  in
                  questo trascendimento della mente è molto al di sopra dell’umana capacità.


                                                     Capitolo XVII

                    Colui che si sia avanzato in questo grado di tale grazia, vi trova un grande
                                                          aiuto
   115   116   117   118   119   120   121   122   123   124   125