Page 118 - La Grazia della Contemplazione
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divina  dolcezza  che  sente  nella  sua  intimità,  l’anima  santa,  per  la  gioia  e
                  l’esultanza, non comprende più se stessa, al punto che la grandezza della letizia
                  la dilata oltre se stessa e la rapisce nell’estasi. Così una grande e immensa gioia,
                  crescendo sopra la dimensione umana, porta l’uomo sopra l’uomo, e sollevatolo
                  al  di  là  delle  cose  umane,  lo  pone  tra  le  cose  sublimi.  Possiamo  vedere  la
                  similitudine di questo trascendimento anche negli animali. Gli animali infatti,
                  nei  loro  giochi,  talvolta  compiono  dei  salti  rimanendo  in  aria  per  un  certo
                  tempo. I pesci, mentre giocano nell’acqua, saltano sopra l’acqua, sorpassando i
                  termini della loro naturale dimora e innalzandosi per un po’ nel vuoto.
                  Così l’anima santa, mentre per la gioia interiore salta oltre se stessa, mentre è
                  costretta a trascendersi, mentre è sospesa tra le cose celesti, mentre si immerge
                  tutta nelle visioni angeliche, sorpassa i termini delle sue naturali possibilità. Per
                  questo  dice  il  Profeta:  I  monti  esulteranno  come  arieti  e  i  colli  come  agnelli  (Sal.
                  113,4). Chi non vede che è sopra la natura o contro la natura che i monti e i colli
                  saltino in alto, come arieti o agnelli che giocano, e che la terra salga in alto e si
                  libri nel vuoto? Ma la terra sale oltre la terra, quando l’uomo è condotto sopra
                  l’uomo, perché è stato detto all’uomo nella riprovazione:  Sei terra e nella terra
                  ritornerai (Gn. 3,19). Per quanto cresca in forza della virtù, per quanto salga in
                  alto come i colli e come i monti, l’uomo è sempre terra e può essere detto terra
                  fino a quando abita case di fango e fino a quando ha un fondamento terreno.
                  Dice la Sapienza: Perché ti insuperbisci, terra e cenere (Eccli. 10,9)? Se dunque ci
                  contentiamo di una semplice esposizione, basta forse il dire che, il fatto che i
                  monti e i colli saltino come gli arieti e gli agnelli è la similitudine del fatto che
                  negli uomini perfetti e santissimi l’umana natura sale oltre se  stessa e,  per la
                  grande abbondanza di gioia,  si trascende. Ecco penso che abbiamo chiarito il
                  discorso  con  un  evidente  esempio.  Per  la  grandezza  dell’esultanza  talvolta  si
                  realizza un trascendimento della mente umana. Ma se sembra a qualcuno che si
                  sia  detto  poco  della  similitudine  delle  pecore,  pensi  a  quelle  novantanove
                  pecore che il supremo pastore lasciò in alto nel monte, quando cercò quella che
                  era rimasta fuori. Si pensi dunque quanto sia cosa grande salire a somiglianza
                  di  quelle  nell’impeto  della  gioia  e  assimilare  questa  nostra  natura  alla  loro
                  esultanza secondo l’angelica similitudine. Se infatti intendiamo negli arieti gli
                  ordini supremi degli angeli e negli agnelli gli ordini inferiori, comprenderemo
                  anche  perché  questi  arieti,  cioè  gli  ordini  supremi  degli  angeli,  nella  danza
                  meravigliosa della loro gioia e nell’estasi della contemplazione, trascendono se
                  stessi, quando guardano le cose superiori. Essi vedono oltre se stessi la sostanza
                  creatrice di tutte le cose e non trovano nulla in cui contemplare e ammirare la
                  sua potenza e la sua sapienza meglio che in se stessi. Ma gli ordini minori degli
                  angeli, che sono indicati negli agnelli, quando vengono portati oltre se stessi,
                  vedono  quegli  spiriti  che  li  sopravanzano  in  dignità  e  trovano  in  tale  loro
                  sollevazione  come  uno  specchio  in  cui  scorgere  la  mirabile  suprema  maestà;
                  perciò  la  contemplano  in  questo  specchio.  Se  poi  intendiamo  per  monti  gli
                  uomini  contemplativi  e  per  colli  gli  uomini  speculativi,  è  certo  che
                  opportunamente  i  monti  esultano  come  gli  arieti,  e  i  colli  come  gli  agnelli.
                  Benché la contemplazione e la speculazione siano spesso scambiate e poiché con
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