Page 26 - La Gerarchia Celeste
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di Dio, dice il profeta, e sei corso dietro ai desideri del tuo cuore» (Osea
IV). Perché né la fatalità domina la nostra vita, né la libertà delle creature
saprebbe spegnere le luci inviate loro dalla divina Provvidenza; le
differenti anime, soltanto a causa della loro ineguaglianza, o non
partecipano affatto, impedite da una triste resistenza, alla effusione degli
splendori celesti; o il raggio divino, nonostante la sua unità, la sua
semplicità perfetta, la sua immutabilità e la sua pienezza, é loro
comunicato in proporzioni diverse, con più o meno abbondanza e luce.
Ed infatti le altre nazioni, dalle quali abbiamo noi stessi alzati gli occhi
verso quell'immenso oceano di luce alla cui partecipazione tutti son
liberamente convitati, le altre nazioni non erano già governate da non so
quali dei stranieri, ma bensì dall'unico principio di tutto; e l'angelo
custode di ciascuna conduceva verso la verità sovrana gli uomini di
buona volontà. E come prova di ciò, ricordatevi Melchisedech,
quest'uomo sì amato dal cielo, zelante pontefice non già di immaginarie
divinità, ma dell'Altissimo che solo realmente é Dio. Ora i teologi non lo
chiamano soltanto servitore dell'Eterno, ma lo chiamano anche prete, per
mostrare agli spiriti chiaroveggenti che non solo era rimasto fedele a
Colui che é, ma che iniziava anche i suoi fratelli alla conoscenza della sola
vera divinità.
IV. Voglio ricordare inoltre alla vostra scienza sacerdotale che le cure
provvidenziali e l'assoluto potere di Dio furono manifestati in sogno al
Faraone dall'angelo degli Egiziani (Genesi XLI), ed a Nabuchodonosor
dell'angelo di Babilonia (Daniele II), che Giuseppe e Daniele, servitori del
vero Dio e quasi pari agli angeli in santità, furono destinati a quei popoli
per spiegare le visioni figurative di cui la Divinità aveva loro insegnato il
segreto per mezzo dei celesti spiriti poiché non esiste che un solo
principio di tutto ed una sola provvidenza. Perciò non si deve supporre
che senza ragione sia toccato in sorte a Dio il governo della Giudea e che,
al di fuori del suo impero, gli angeli, suoi rivali o suoi avversari, od anche
qualche altro dio, presiedono ai destini del resto del mondo. Certo, se ben
si comprendono, le nostre Scritture sacre non vogliono già dire che Dio
abbia diviso con altri dei o con gli angeli il governo dell'universo, in
modo che in questa divisione la nazione ebraica diventasse la sua parte
esclusiva; ma esse intendono che una stessa ed universale Provvidenza,
avendo specialmente designati certi angeli, commise alla loro cura la
salvezza di tutti gli uomini, e che, in mezzo alla generale infedeltà, i figli
di Giacobbe conservarono, quasi da soli, il tesoro delle sante luci e la
conoscenza dell'Altissimo. Donde deriva che la Scrittura, presentando
Israele come votato al culto del vero Dio, aggiunge: «É diventato la parte