Page 22 - La Gerarchia Celeste
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sublime spiritualità, libera da ogni impedimento materiale, e la loro
autorità, libera e severa a un tempo, non macchiata mai dalla tirannia di
alcuna vile passione. Poiché, non subendo né la vergogna di alcuna
schiavitù, né le conseguenze d'una degradante caduta, questi nobili
intelletti non sono assillati che dal bisogno insaziabile di possedere Colui
che è la dominazione essenziale e l'origine di ogni dominazione. Esse si
formano da se stesse e formano gli spiriti subalterni a somiglianza della
Divinità. Disprezzando ogni cosa vana, esse rivolgono la loro attività
verso l'essere verace e partecipano al suo eterno e santo principato.
Il nome sacro di Virtù, mi sembra indicare quel virile ed invincibile
vigore che esse spiegano nell'esercizio delle loro divine funzioni e che
impedisce loro di ripiegarsi e di cadere sotto il peso delle auguste verità
che sono loro manifestate. Così, sospinte energicamente ad imitare Dio,
esse non si abbattono vilmente sotto l'influsso celeste, ma contemplando
con occhio attento la virtù sopraessenziale, originale, ed applicandosi a
riprodurne una perfetta immagine, si innalzano con tutte le loro forze
verso il loro archetipo, e, a loro volta, si protendono, a guisa della
Divinità, verso le essenze inferiori per trasformarle.
Il nome di celesti Potenze, che sono della stessa gerarchia delle
Dominazioni e delle Virtù, indica il perfetto ordine col quale si
presentano all'influenza divina, e l'esercizio legittimo della loro sublime e
santa autorità. Poiché non si abbandonano agli eccessi di un potere
tirannico, ma slanciandosi verso le cose superiori con ordinato impeto, e
trascinando amorosamente verso la stessa meta le intelligenze meno
elevate, da una parte tendono ad accostarsi alla potenza sovrana e prima,
e dall'altra la riflettono su gli ordini angelici per mezzo delle ammirabili
funzioni che è dato loro di adempiere. Adornata di queste sacre qualità, la
seconda gerarchia degli spiriti celesti ottiene purità, luce e perfezione, nel
modo che abbiamo detto, per mezzo cioè degli splendori divini che a lei
trasmette la prima gerarchia., e che in tal modo non le giungono se non al
secondo grado della loro manifestazione.
II. Così la comunicazione della scienza che vien fatta ad un angelo da un
altro angelo, spiega come i doni celesti sembrino perdere del loro
splendore in proporzione dell'allontanarsi dalla loro origine per
abbassarsi su esseri meno elevati. Perché come i nostri maestri insegnano,
parlando delle cose sante, che l'intuizione pura c'istruisce più
perfettamente che ogni comunicazione mediatamente ricevuta, così io