Page 13 - La Gerarchia Celeste
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che  alla  causa  assoluta  ed  alla  sovrana  bontà  di  chiamare  alla
                  partecipazione della sua esistenza le diverse creature, ciascuna secondo il
                  grado  del  quale  é  naturalmente  capace.  E  perciò  tutte  dipendono  dalla
                  sollecitudine  provvidenziale  di  Dio,  causa  universale  e  sopraessenziale,
                  mentre  non  esisterebbero  affatto  se  l'essenza  necessaria  e  il  primo
                  principio  non  si  fosse  loro  comunicato.  Cosicché  per  il  fatto  stesso  che
                  sono, le cose inanimate partecipano di Dio, il quale, per la sublimità della
                  sua  essenza,  é  l'essere  universale;  le  cose  viventi  partecipano  di  questa
                  energia  naturalmente  vitale,  sì  superiore  ad  ogni  vita;  gli  esseri
                  ragionevoli e intelligenti partecipano di questa sapiens che sorpassa ogni
                  ragione ed intelligenza, e che é essenzialmente ed eternamente perfetta. É
                  dunque certo che le diverse essenze sono tanto più prossime alla divinità,
                  quanto maggiormente partecipano di essa in più modi.


                   II. Ecco perché, in questa generosa effusione della natura divina, una più
                  larga parte deve esser fatta agli ordini della gerarchia celeste piuttosto che
                  alle creature che hanno l'esistenza materiale, o possiedono il senso privo
                  di  ragione,  od  anche  sono,  come  noi,  dotati  d'intelligenza.  Perché,
                  provandosi  ad  imitare  Iddio  e,  per  mezzo  della  contemplazione
                  trascendente  di  questo  sublime  esemplare,  ardendo  dal  desiderio  di
                  trasformarsi  a  sua  immagine,  i  puri  spiriti  ottengono  più  abbondanti
                  tesori di grazie; assidui, generosi. ed. invincibili nei conati del loro. santo
                  amore per elevarsi sempre più in alto, attingono alla sorgente la luce pura
                  ed  inalterabile,  in  armonia  con  la  quale  si  ordinano,  vivendo  una  vita
                  puramente intellettuale. Perciò sono essi appunto che in primo luogo, e
                  per più ragioni, vengono ammessi alla  partecipazione della Divinità ed
                  esprimono meno imperfettamente, e in più modi, il mistero della natura
                  infinita; da ciò deriva che essi sono specialmente e per eccellenza onorati
                  col  nome  di  Angeli,  essendo  loro  anzitutto  partecipato  lo  splendore
                  divino, ed essendo comunicata agli uomini, per loro mezzo, la rivelazione
                  dei segreti soprannaturali. Per questa ragione gli Angeli ci hanno rivelata
                  la  Legge,  come  insegnano  le  sacre  carte  (Lettera  ai  Calati  III.  19).  Per
                  questa ragione, prima e dopo la Legge, gli Angeli conducevano a Dio i
                  nostri   illustri  antenati,  ora  prescrivendo  loro  regole  di  condotta,  e
                  riportandoli  dall'errore  e  da  una  vita  profana  sul  retto  cammino  della
                  verità,  (S.  Matteo  II.  13.  Atti  degli  Apostoli  XI,  13)  ora  manifestando  la
                  loro  costituzione  della  gerarchia  divina,  o  mostrando  loro  lo  spettacolo
                  misterioso delle cose sovrumane, o spiegando loro, in nome del Cielo, gli
                  avvenimenti futuri (Daniele VII, 10. Isaia X).
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