Page 32 - La Fede e le Opere
P. 32

ammesso  essendo  in  tale  condizione;  oppure  si  potrebbero  ricordare  le
                  colpe dei singoli uomini, impresa ovviamente senza fine, quando invece
                  basta ed avanza quella regola generale con la quale Pietro, sostenendolo
                  con  parecchie  parole,  raccomanda  ai  battezzandi:  Salvatevi  da  questa
                  generazione  perversa.  Chi infatti potrebbe dubitare che appartengano alla
                  perversità di questa generazione gli adulteri e coloro che hanno scelto di
                  persistere  nella  medesima  iniquità?  In  modo  analogo  anche  delle
                  pubbliche meretrici, che nessuna Chiesa ammette al battesimo se prima
                  non si sono liberate della loro vergognosa condizione, si può dire che se
                  ne sarebbero potute trovare allora in mezzo a tante migliaia di credenti di
                  tante nazioni, e che gli Apostoli avrebbero dovuto fissare criteri circa la
                  loro  ammissione  o  esclusione.  Pur  tuttavia,  da  alcuni  fatti  minori
                  possiamo  farci  un’idea  su  quelli  di  maggiore  portata.  Così,  se  ai
                  pubblicani che venivano al battesimo di Giovanni fu proibito di esigere di
                  più di quanto era stato fissato, riterrei strano che a coloro che venivano al
                  battesimo di Cristo potesse essere permesso l’adulterio.

                  I due peccati dei Giudei: incredulità e crudeltà.
                  21. 38. Sono soliti ricordare anche che gli Israeliti hanno commesso molte
                  e  gravi  colpe  e  hanno  versato  molto  sangue  dei  profeti,  e  che  tuttavia
                  hanno meritato di essere annientati non per questi fatti, ma soltanto per la
                  mancanza di fede, per la quale non vollero credere in Cristo. Chi sostiene
                  ciò non vede che il loro peccato non fu soltanto questo, cioè di non aver
                  creduto in Cristo, ma anche di averlo ucciso. Di questi due peccati l’uno
                  attiene  alla  colpa  di  incredulità,  l’altro  alla  colpa  di  crudeltà:  il  primo
                  infatti è contro la retta fede, il secondo contro la buona vita. Dell’uno e
                  dell’altro vizio è libero colui che ha fede in Cristo, non però quella senza
                  le  opere,  cioè  la  fede  morta,  che  si  trova  anche  nei  demoni,  ma  la  fede
                  della grazia, la quale opera per mezzo della carità.

                  Del  regno  si  impadroniscono  coloro  che  fanno  violenza  con  la  fede,
                  ottenendo lo spirito d’amore.
                  21. 39. Questa è la fede della quale è detto: Il regno di Dio è in mezzo a voi.
                  Del regno infatti si impadroniscono coloro che fanno violenza con la fede,
                  ottenendo  lo  spirito  d’amore,  nel  quale  è  la  pienezza  della  legge,  mentre,
                  senza  l’amore,  la  lettera  della  legge  li  rendeva  colpevoli  anche  della
                  trasgressione. Pertanto non si deve credere che il passo: Il regno dei cieli
                  soffre  violenza  e  i  violenti  se  ne  impadroniscono,  voglia  dire  che  anche  i
                  malvagi, con la sola fede, pur vivendo in modo pessimo, hanno il regno
                  dei cieli, ma che quella colpa della trasgressione, che la legge da sola, cioè
                  la lettera senza lo spirito, provocava ordinando, viene dissolta mediante
                  la fede, e che con la violenza della fede si ottiene lo Spirito Santo, in virtù
   27   28   29   30   31   32   33   34   35   36   37