Page 19 - La Fede e le Opere
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dell’Apostolo Paolo, credettero che egli dicesse: Facciamo il male, affinché ne
                  venga il bene, perché aveva detto: È intervenuta la legge, affinché l’errore fosse
                  abbondante; ma dove abbondò l’errore, sovrabbondò la grazia. Il che è vero, nel
                  senso  che,  ricevendo  la  legge  ma  non  chiedendo  con  retta  fede  l’aiuto
                  divino per vincere  le perverse concupiscenze, uomini che presumevano
                  molto  superbamente  delle loro forze,  si sono caricati di più numerosi e
                  più gravi delitti, poiché vi aggiunsero anche la trasgressione della legge.
                  Ma  così,  sotto  la  spinta  di  una  colpa  tanto  grande,  si  rifugiarono  nella
                  fede, per mezzo della quale potessero meritare dal Signore, che ha fatto il
                  cielo  e  la  terra,  la  misericordia  della  sua  indulgenza  e  del  suo  aiuto,  in
                  modo  che,  diffusasi  nei  loro  cuori  la  carità  attraverso  lo  Spirito  Santo,
                  potessero  compiere  con  amore  ciò  che  era  loro  prescritto  contro  le
                  concupiscenze di questo generazione, secondo quanto era stato predetto
                  nel  Salmo:  I  loro  mali  si  sono  moltiplicati,  allora  si  sono  affrettati.  Quando
                  dunque l’Apostolo dice che, a suo avviso, l’uomo è giustificato per mezzo
                  della  fede  senza  le  opere  della  legge,  non  lo  sostiene  perché,  una  volta
                  accolta e professata la fede, le opere della giustizia siano trascurate, ma
                  perché ciascuno sappia che può essere giustificato per mezzo della fede,
                  anche  senza  aver  prima  compiuto  le  opere  della  legge.  Queste  infatti
                  seguono la giustificazione, non la precedono. Di questo argomento, però,
                  non è necessario che ne discuta più a lungo in questa opera, soprattutto
                  perché  su  di  esso  ho  di  recente  pubblicato  un  libro  assai  esteso  che  si
                  intitola  Lo  Spirito  e  la  lettera.  Poiché  dunque  questa  convinzione  aveva
                  visto  la  luce  in  quei  tempi,  altre  lettere,  quelle  degli  apostoli  Pietro,
                  Giovanni, Giacomo e Giuda, si rivolgono principalmente contro di essa,
                  per  sostenere  con  energia  che  la  fede  senza  le  opere  non  è  di  alcun
                  giovamento.  Anche  Paolo,  del  resto,  definì  salvifica  e  veramente
                  evangelica non una fede qualunque con la quale si crede in Dio, ma quella
                  le  cui opere  procedono dalla carità:  La fede, così dice, che opera per mezzo
                  della  carità.  Da  qui  l’affermazione  che  quella  fede  che  ad  alcuni  sembra
                  sufficiente  per  la  salvezza,  non  giova  a  nulla,  di  modo  che  dice:  Se
                  possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la
                  carità, io sono un niente. Invece là dove opera una carità ispirata dalla fede,
                  senza dubbio si vive bene, perché Il compimento della legge è la carità.

                  Paolo,  come  pure  tutti  gli  altri  apostoli,  è  dell’opinione  che  la  salvezza
                  eterna è data solo a coloro che vivono bene.
                  14. 22. Per questo evidentemente nella sua seconda lettera Pietro esorta
                  alla  santità  della  condotta  di  vita  e  preannunzia  che  questo  mondo
                  passerà, ma si attendono cieli nuovi e una terra nuova, che sarà data ai
                  giusti  da  abitare:  si  facciano  perciò  attenti  a  come  devono  vivere,  per
                  diventare  degni  di  quella  dimora.  Inoltre,  sapendo  che  alcuni  cattivi
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