Page 8 - L'uniformità alla volontà di Dio
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sono stato mai infelice. E poi soggiunse: Udite, Padre mio, non a caso io ho detto non aver
                  avuto  alcun  giorno  cattivo,  perché  quando  ho  fame,  io  lodo  Dio;  quando  fa  neve,  o
                  pioggia io lo benedico: se alcuno mi disprezza, mi scaccia, se provo altra miseria, io
                  sempre ne do gloria al mio Dio. Ho detto poi, che non sono stato mai infelice, e ciò anch’
                  è vero, poich’ io sono avvezzo a volere tutto ciò, che vuole Dio senza reserba; perciò tutto
                  quel, che m’ avviene o di dolce, o di amaro, io lo ricevo dalla sua mano con allegrezza,
                  come il meglio per me, e questa è la mia felicità.E se mai, ripigliò il Taulero, Dio vi
                  volesse dannato, voi che direste? Se Dio ciò volesse (rispose il mendico), io coll’umiltà, e
                  coll’amore  mi  abbraccierei  col  mio  Signore,  e  lo  terrei  sì  forte,  che  se  egli  volesse
                  precipitarmi all’Inferno, sarebbe necessitato a venir meco, e così poi mi sarebbe più dolce
                  essere con lui nell’inferno, che posseder senza lui tutte le delizie del cielo. Dove avete
                  trovato voi Dio, disse il Padre? E quegli: Io l’ho trovato, dove ho lasciate le creature. Voi
                  chi siete? E’ l povero: Io sono Re. E dove sta il vostro Regno? Sta nell’anima mia, dove io
                  tengo tutto ordinato, le passioni ubbidiscono alla ragione, e la ragione a Dio. Finalmente
                  il Taulero gli domandò, che cosa l’avea condotto a tanta perfezione? E’ stato (rispose) il
                  silenzio, tacendo cogli uomini per parlare con Dio; e l’unione, che ho tenuta col mio
                  Signore, in cui ho trovata, e trovo tutta la mia pace. Tale in somma fu questo povero per
                  l’unione, ch’ ebbe colla divina volontà; egli fu certamente nella sua povertà più ricco, che
                  tutti i Monarchi della terra, e ne’ suoi patimenti più felice che tutti i mondani colle loro
                  delizie terrene.





                  Oh la gran pazzia è quella di coloro, che ripugnano alla divina volontà; hanno già essi da
                  soffrire i travagli, perché niuno mai può impedire, che non si eseguiscano i divini decreti.
                  Voluntati ejus quis resistet? (Rom 9.19) Ed all’incontro l’han da soffrire senza frutto,
                  anzi con tirarsi sopra maggiori castighi per l’altra vita, e maggior inquietudine in questa.
                  Quis restitit ei, et pacem habuit? (Job 24) Gridi quanto vuole quell’infermo ne’ suoi
                  dolori, quel povero nelle sue miserie si lamenti di Dio, si arrabbi, bestemmi quanto gli
                  piace, che ne caverà, se non far doppio il suo male? Quid quaeris homuncio quaerendo
                  bona? (dice S. Agostino) quare unum bonum, in quo sunt omnia bona. Che vai cercando,
                  omicciuolo, fuori del tuo Dio? trova Dio, unisciti, stringiti colla sua volontà, e viverai
                  sempre felice in questa, e nell’altra vita.


                  E che  altro in  somma vuole il nostro Dio, se non il nostro bene? Chi  mai  possiamo
                  trovare, che ci ami più di Dio? Altra non è la sua volontà, non solo che niuno si perda, ma
                  che tutti si salvino, e si facciano santi. Nolens aliquos perire, sed omnes ad poenitentiam
                  reverti. (2 Petr. 3.9) Voluntas Dei sanctificatio vestra. (1 Thess. 4.3) Iddio nel nostro bene
                  ha collocata la sua gloria, poiché essendo egli per sua natura bontà infinita, come dice S.
                  Leone, Deus cujus natura bonitas; e la bontà desiderando per sua natura di diffondersi,
                  Iddio ha un sommo desiderio di far participi l’anime de’ suoi beni, e della sua felicità. E
                  se ci manda tribulazioni in questa vita, tutte sono per nostro bene. Omnia cooperantur in
                  bonum. (ad Rom. 8.28) Ancora i castighi, come disse la santa Giuditta, non ci vengono da
                  Dio per la nostra rovina, ma affinchè ci emendiamo, e salviamo: Ad emendationem, non
                  ad perditionem nostram evenisse credamus. (Jud. 8.17) Il Signore affin di salvarci dai
                  mali eterni, ne circonda colla sua buona volontà. Domine ut scuto bonae voluntatis tuae
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