Page 5 - L'uniformità alla volontà di Dio
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facciamo una sola, sì che non vogliamo altro se non quello, che vuole Dio, e la sola
volontà di Dio sia la nostra. Ciò è il sommo della perfezione, a cui dobbiamo sempre
aspirare; questa ha da esser la mira di tutte le nostre opere, di tutti i desideri, meditazione,
e preghiere. In ciò abbiamo da pregare ad ajutarci tutti i nostri santi Avvocati, i nostri
Angeli Custodi, e sopratutto la divina Madre Maria, la quale perciò fu la più perfetta di
tutti i Santi, perché più perfettamente ella abbracciò sempre la divina volontà.
Ma il forte sta nell’abbracciare la volontà di Dio in tutte le cose che avvengono o
prospere, o avverse ai nostri appetiti. Nelle cose prospere anche i peccatori ben sanno
uniformarsi alla divina volontà; ma i santi si uniformano anche nelle contrarie, e
dispiacenti all’amor proprio. Qui si vede la perfezione del nostro amore a Dio. Diceva il
V. S. Giovanni Avila: Vale più un benedetto sia Dio nelle cose avverse, che sei milia
ringraziamenti nelle cose a voi dilettevoli.
Di più bisogna uniformarci al divina volere, non solo nelle cose avverse, che ci vengono
direttamente da Dio, come sono le infermità, le desolazioni di spirito, la povertà, laorte
de’ parenti, e simili; ma ancora in quelle, che ci vengono per mezzo degli uomini, come
sono i dispregi, l’infamie, l’ingiustizie, i furti, e tutte le sorte di persecuzioni. In ciò
bisogna intendere, che quando noi siamo offesi da alcuno nella fama, nell’onore, ne’ beni,
benchè il Signore non voglia il peccato di colui, vuole nondimeno la nostra umiliazione,
la nostra povertà, e mortificazione. E’ certo, e di fede, che quanto avviene nel mondo,
tutto avviene per divina volontà. Ego Dominus formans lucem et tenebras, faciens pacem,
et creans malum. (Is. 45.7) Da Dio vengono tutti i bene e tutti i mali, cioè tutte le cose a
noi contrarie, che noi chiamiamo falsamente mali; perché in verità sono beni, quando noi
gli prendiamo dalle sue mani. Si erit malum in civitate, quod Dominus non fecerit? disse
il Profeta Amos 3.6. E prima lo disse il Savio; Bona et mala, vita et mors a Deo sunt.
(Eccl. 12.14) E’ vero, come ho detto, che allorchè un uomo ti offende ingiustamente, Dio
non vuole il peccato di colui, nè concorre alla malizia della di lui volontà; ma ben
concorre col concorso generale all’azione materiale, colla quale quel tale ti percuote, ti
ruba o t’ ingiuria; sì che l’offesa, che tu patisci, certamente la vuole Dio, e dalle sue mani
ti viene. Perciò il Signore disse a Davide, ch’ egli era l’autore dell’ingiurie, che dovea
fargli Assalonne, sino a torgli le mogli davanti ai suoi occhi; e ciò in castigo de’ suoi
peccati: Ecce ego suscitabo super te malum de domo tua, et tollam uxores tuas in oculis
tuis, et dabo proximo tuo. (2 Reg. 12.11) Perciò disse anche agli Ebrei, che in pena delle
loro iniquità avrebbe mandati gli Assiri a spogliarli, e rovinarli: Assur virga furoris mei .
. . mandabo illi ut auferat spolia, et diripiat praedam. (Is. 10.5) Spiega S. Agostino:
Impietas eorum tamquam securis Dei facta est. (In Ps. 37) Dio si servì dell’iniquità degli
Assiri, come d’una mannaja per castigare gli Ebrei. E Gesù medesimo disse a S. Pietro,
che la sua passione, et morte, non tanto gli veniva dagli uomini, quanto dal suo medesimo
Padre: Calicem quem dedit mihi Pater, non vis ut bibam illum?
Giobbe allorchè venne il nunzio (che vogliono essere stato il demonio) a dirgli, che i
Sabei si aveano tolte tutte le di lui robe, e gli aveano uccisi i figli; il Santo che rispose:
Dominus dedit, Dominus abstulit. (1.21) Non disse il Signore m’ ha dati i figli, i beni, ed
i Sabei me gli han tolti; ma il Signore me gli ha dati, ed il Signore gli ha tolti; perché bene
intendeva, che quella perdita era voluta da Dio, e perciò soggiunse: Sicut Domino placuit,