Page 10 - L'immortalità dell'Anima
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Contro il naturalismo stoico-epicureo: Immortalità e incorporeità (7, 12 -16,
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Obiezioni: a) per deperimento: l'anima non deperisce per detrazione di
pensiero come il corpo non deperisce per divisione;
7. 12. Ma al contrario è impossibile che il separamento dal pensiero, il quale
induce insipienza nella coscienza, avvenga senza un suo deperimento. Essa
infatti si accresce nell'essere quando si muove verso il pensiero e ad esso
inerisce, poiché inerisce all'essere attuale che è verità, cioè totalità e principio
dell'essere. Per inverso, quando se ne allontana, ha meno essere che è appunto
un deperire. Ora il deperimento per sé tende alla nientificazione. Non ci si dà
con maggiore proprietà il concetto del perire che nell'essere il quale era qualche
cosa e diviene nulla. Tendere al nulla è appunto tendere al perire. E non si può
trovar motivo di dire che non si verifica nello spirito se in esso si verifica una
dissoluzione. Si concede tutto fuorché la conseguenza che perisce, cioè
raggiunge il nulla, l'essere che vi tende. Il motivo si può rilevare perfino nel
corpo. Ogni corpo è infatti parte del mondo sensibile e quanto ha più essere ed
occupa più spazio, tanto più si avvicina al tutto; e quanto più vi si avvicina,
tanto ha più essere. Ma il tutto è maggiore della parte. Per contrario è necessario
che il corpo abbia meno essere quando è diminuito. Ed è diminuito quando da
esso si sottrae una parte mediante divisione. Ne consegue che esso con tale
detrazione tende alla nientificazione. Ma qualsiasi divisione non riduce al nulla.
Infatti ogni parte che rimane è corpo, comunque sia la sua ubicazione, sia pure
in porzione minima di spazio. Non potrebbe se non avesse parti in cui esser
diviso all'infinito. Può quindi con divisioni all'infinito essere diminuito
all'infinito e quindi subire decrementi e tendere al nulla sebbene non lo può
raggiungere. La medesima cosa si può dire dello spazio stesso e di qualsiasi
lunghezza. Infatti detraendo da determinate lunghezze, ad esempio, una metà e
del restante sempre una metà, la lunghezza diminuisce e si avvicina al punto, al
quale tuttavia non si giunge mai. A più forte ragione l'annullamento non si
deve temere per lo spirito. Infatti ha più essere e vita del corpo il principio che
gli dà vita.
b) per origine: anche il mondo fisico non deperisce...
8. 13. Inoltre l'essenza del corpo non è nella quantità, ma nella forma. Il motivo,
può esser dimostrato con argomento irrefutabile. Il corpo ha tanto più essere
quanto più è perfetto e proporzionato, tanto ha meno essere quanto più è
imperfetto e deforme. Il dissolvimento non è dovuto alla divisione della
quantità di cui è stato già detto sufficientemente, ma alla privazione di