Page 51 - L’Amicizia Spirituale
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L’amico  dunque  si  deve  adattare  all’amico,  regolandosi  secondo  il  suo
                  carattere. E visto che deve stargli vicino nelle avversità che lo colpiscono
                  da  fuori,  deve  affrettarsi  ancor  più  ad  andargli  incontro  nelle  difficoltà
                  che  affliggono  il  suo  intimo.  “Se  dunque  è  proprio  dell’amicizia
                  ammonire  ed  essere  ammoniti,  fare  una  cosa  con  libertà  ma  senza
                  asprezza,  sopportare  l’altro  con  pazienza,  ma  senza  risentimento,
                  dobbiamo  star  certi  che  nelle  amicizie  non  c’è  una  peste  più  grande
                  dell’adulazione  e  del  servilismo.  Queste  cose  sono  tipiche  di  persone
                  superficiali  e  bugiarde,  che  dicono  sempre  quello  che  vuole  l’altro,  ma
                  mai la verità”.
                  Non  deve  esserci  dunque  nessuna  esitazione  tra  gli  amici,  nessuna
                  simulazione, cosa che più di qualsiasi altra ripugna all’amicizia. L’amico
                  ha diritto alla “verità, senza la quale lo stesso nome di amicizia non ha
                  alcun valore”. Dice il santo re Davide: “Mi percuota il giusto e il fedele
                  mi rimproveri, ma l’olio dell’empio non profumi il mio capo” (Sal 141,5).
                  Chi  fa  il  furbo  e  agisce  con  finzione  provoca  l’ira  di  Dio.  Per  cui  il
                  Signore  dice  per  mezzo  del  Profeta:  “Il  mio  popolo!  Un  fanciullo  lo
                  tiranneggia e le donne lo dominano. Popolo mio, le tue guide ti traviano,
                  distruggono la strada che tu percorri” (Is 3,12).

                  Perché,  come  dice  Salomone,  il  simulatore  con  le  sue  parole  inganna
                  l’amico. Si deve dunque praticare l’amicizia in modo che, se talvolta, per
                  motivi precisi, si può ammettere la dissimulazione, non deve mai esserci
                  posto per la simulazione.
                  Marco: Ma dimmi, come è possibile che la dissimulazione sia necessaria,
                  visto che è sempre, almeno mi sembra, un vizio?
                  Aelredo: Ti sbagli, carissimo. Si dice infatti che Dio dissimula i peccati di
                  chi sbaglia, non volendo la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
                  Marco:  Allora  fammi  capire  che  differenza  c’è  tra  la  simulazione  e  la
                  dissimulazione.



                                    La dissimulazione come forma di rispetto

                  Aelredo: La simulazione, direi, è un consenso ingannevole, contrario al
                  giudizio  della  ragione.  Terenzio  ha  espresso  con  molta  eleganza  il
                  concetto nel personaggio di Gnatone: “Qualcuno dice di no. Dico di no.
                  Dice di si? Dico di si. Alla fine mi sono imposto di dar ragione a tutti”.
                  Può darsi che questo pagano abbia attinto dal nostro tesoro, esprimendo
                  con le sue parole quanto pensa un nostro profeta. Infatti è chiaro che il
                  profeta intende la stessa cosa quando fa dire al popolo perverso: “Non





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