Page 46 - L’Amicizia Spirituale
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ingrassa nei piaceri, non si dilata con le ricchezze e non sale in dignità con
                  gli  onori.  Così,  tornando  continuamente  al  principio  e  alle  origini,
                  dobbiamo considerare con intelligenza acuta l’uguaglianza che la natura
                  ha stabilito, non i supplementi e le bardature che l’avidità ci offre. Quindi
                  nell’amicizia, che è il dono migliore offerto insieme dalla natura e dalla
                  grazia, chi sta in alto deve scendere, e chi sta in basso deve salire; il ricco
                  deve sentire necessità, e il povero deve sentire la ricchezza; ciascuno deve
                  scambiare  con  l’altro  la  propria  condizione.  È  così  che  si  realizza
                  l’uguaglianza, come sta scritto: “Colui che raccolse molto non abbondò, e
                  colui  che  raccolse  poco  non  ebbe  di  meno”  (2Cor  8,15).  Non  metterti
                  quindi  mai  davanti  all’amico,  ma,  se  ti  riconosci  superiore  in  qualche
                  cosa, hai un motivo in più per abbassarti subito davanti a lui, per dargli la
                  tua fiducia, per lodarlo se è timido. E tanto più lo devi onorare quanto
                  meno la sua condizione o la sua povertà lo richiederebbero.


                                         L’esempio di Davide e di Gionata


                  Il magnifico giovane Gionata, senza tener conto né della gloria regale né
                  del suo diritto al trono, fece un patto con Davide: l’amicizia rese il servo
                  uguale al padrone, ed egli lo preferì a sé quando fu costretto a fuggire da
                  Saul,  suo  padre,  quando  dovette  nascondersi  nel  deserto  perché
                  condannato a morte e destinato ad essere ucciso. Umiliando se stesso per
                  esaltare  lui,  disse:  “Tu  sarai  re  e  io  sarò  secondo  dopo  di  te”.  Che
                  splendido  esempio  di  vera  amicizia!  Che  incredibile  meraviglia!  Il  re
                  s’infuriava contro il servo e gli scatenava dietro tutto il paese quasi fosse
                  un  pretendente  usurpatore;  in  base  ad  un  semplice  sospetto  accusa  di
                  tradimento i sacerdoti e li fa trucidare; perlustra i boschi, fruga le valli,
                  assedia con il suo esercito monti e rupi; tutti si impegnano a vendicare
                  l’ira del re; soltanto  Gionata,  l’unico che aveva tutti  i motivi per essere
                  geloso  di  Davide,  decise  di  resistere  al  padre,  di  mettersi  dalla  parte
                  dell’amico,  di  offrirgli  nella  sventura  il  suo  consiglio,  e,  preferendo
                  l’amicizia al regno gli disse: “Tu sarai re, io sarò secondo dopo di te”.
                  È noto come il padre cercava di scatenare la gelosia del giovane contro
                  l’amico,  attaccandolo  con  insulti  e  spaventandolo  con  la  minaccia  di
                  privarlo del regno e della dignità. Quando poi il re pronunciò la sentenza
                  di morte contro Davide, Gionata non abbandonò l’amico. Perché, disse,
                  Davide deve morire? In cosa ha peccato? Che ha fatto? Mettendo a rischio
                  la  sua  vita  ha  sconfitto  il  Filisteo,  e  tu  ne  sei  stato  contento.  Perché
                  dunque deve morire? All’udire queste parole, al colmo dell’ira, il re tentò
                  con la lancia di inchiodare Gionata al muro, aggiungendo alle minacce gli





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