Page 48 - L’Amicizia Spirituale
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Vediamo ora come si deve coltivare l’amicizia riguardo ai benefici, e qui
                  ruberò qualcosa dagli altri. Qualcuno ha detto: “Si stabilisca nell’amicizia
                  questa legge: chiediamo agli amici cose oneste, facciamo cose oneste per
                  gli amici senza aspettare la loro richiesta; non deve mai esserci indugio
                  ma sempre premura”. Se per l’amico si deve essere disposti a perdere del
                  denaro, tanto più si deve essere pronti ad usarlo per venire incontro alle
                  sue necessità. Ma non tutti possono fare tutto. C’è chi ha molto denaro,
                  chi è invece ricco di terreni e di case; uno è più bravo nel dare consigli, un
                  altro  lo  è  nel  rendere  onori.  Considera  con  prudenza  come  devi
                  comportarti con l’amico riguardo a queste cose. Sul denaro la Scrittura ha
                  detto quanto basta: “Perdi pure, dice, il denaro per un amico (Sir 29,10)”.
                  Ma  poiché  gli  occhi  del  saggio  sono  nel  suo  capo  (cfr.  Qo  2,14),  se  noi
                  siamo le membra e Cristo è il capo, facciamo quello che dice il Profeta: I
                  miei occhi sono sempre rivolti al Signore, per ricevere da lui la legge della
                  vita,  della  quale  è  scritto:  “Se  qualcuno  di  voi  manca  di  sapienza,  la
                  domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli
                  sarà  data”  (Gc  1,5).  E  allora  regala  ciò  che  hai  all’amico  senza  farglielo
                  pesare, senza aspettarti una ricompensa, senza corrugare la fronte, senza
                  voltare la faccia, senza abbassare lo sguardo; ma con aspetto sereno, con
                  un  volto  raggiante,  con  parole  amabili.  Non  aspettare  neanche  che
                  termini  la  sua  richiesta,  va’  incontro  a  lui  con  benevolenza,  così  da
                  sembrare che sia tu a dargli quanto ha bisogno senza che neppure te lo
                  chieda.  Un  animo  sensibile  sa  che  niente  fa  arrossire  quanto  il  dover
                  chiedere. Poiché tu formi con il tuo amico un cuor solo e un’anima sola,
                  sarebbe gravemente offensivo non mettere in comune anche il denaro.

                  Osserva dunque tra gli amici questa regola: ciascuno deve dare sé e le sue
                  cose in modo che chi dà conservi il sorriso, e chi riceve non perda la sua
                  tranquillità. Quando Booz si accorse dell’indigenza di Rut la Moabita, le
                  parlò mentre raccoglieva le spighe dietro ai mietitori, la consolò, la invitò
                  alla mensa dei suoi servi e, avendo riguardo, con cuore nobile, per la sua
                  timidezza,  ordinò  ai  mietitori  di  lasciar  cadere  apposta  delle  spighe
                  perché lei le potesse raccoglierle senza sentirsi umiliata. Così anche noi
                  dobbiamo indovinare con delicatezza le necessità degli amici, anticipare
                  con il nostro dono una richiesta, e usare in questo uno stile che dia a chi
                  riceve  l’impressione  che  sia  lui  a  fare  un  favore,  non  colui  che  offre  il
                  dono.
                  Marco:  E  noi  religiosi,  che  avendo  un  voto  di  povertà  non  abbiamo  il

                  permesso  né  di  ricevere  né  di  dare  alcunché,  come  possiamo  vivere  in
                  questo senso la grazia dell’amicizia spirituale?





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