Page 55 - L’Amicizia Spirituale
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malattia, non si permise mai di allentare il rigore consueto. Queste cose
                  l’avevano fatto entrare in modo eccezionale nel più intimo del mio cuore,
                  e  l’avevano  a  tal  punto  introdotto  nel  mio  animo  che  da  inferiore  mi
                  divenne compagno, da compagno amico, da amico... amicissimo.
                  Quando  m’accorsi  che  nella  grazia  e  nella  virtù  aveva  ormai  raggiunto
                  diversi  fratelli  più  anziani  di  lui,  udito  il  loro  consiglio,  gli  affidai
                  l’incarico  di  vice-superiore.  Non  era  certo  questo  il  suo  desiderio,  ma,
                  poiché  si  era  votato  interamente  all’obbedienza,  accettò  docilmente.
                  Tuttavia, parlandomi in privato, cercò in molti modi di farmi accettare le
                  sue  dimissioni,  portando  come  ragioni  l’età,  l’inesperienza,  e  anche
                  l’amicizia che allora stava spuntando tra noi: temeva che in quella carica
                  avrebbe avuto meno possibilità di amare e di essere amato. Ma poiché,
                  nonostante tutti questi tentativi, non riusciva a ottenere niente, cominciò
                  con piena libertà, anche se con umiltà e moderazione, a rivelare i timori
                  che  nutriva  per  tutti  e  due,  e  a  dire  tutte  quelle  cose  che  in  me  gli
                  piacevano di meno, sperando, come mi confidò in seguito, che questa sua
                  presunzione mi avrebbe offeso, e così mi sarei piegato più facilmente nel
                  concedergli quanto mi chiedeva.
                  Questa sua libertà di cuore e di parola invece ebbe solo l’effetto di portare
                  al  vertice  la  nostra  amicizia:  lo  volevo  come  amico,  e  non  come  uno
                  qualsiasi. Si rese conto che quello che aveva detto mi rendeva felice e che
                  avevo  risposto  umilmente  ad  ogni  singola  osservazione,  dandogli
                  soddisfazione in tutto, e che non solo non avevo trovato motivo alcuno di
                  offendermi, anzi, ne avevo tratto frutti più abbondanti. Allora cominciò
                  anche  lui  ad  amarmi  più  di  prima,  a  manifestarmi  il  suo  affetto,  a
                  riversarsi interamente nel mio cuore. Tutto questo dimostrò a me la sua
                  sincerità  e  a  lui  la  mia  pazienza.  Anch’io,  dandogli  il  contraccambio,
                  quando si presentò l’occasione, ritenni di doverlo riprendere con maggior
                  severità, non risparmiandogli parole che sembravano insulti, ma questa
                  mia  sincerità  non  lo  rese  né  impaziente  né  ingrato.  Allora  cominciai  a
                  rivelargli i miei propositi più intimi, e lo trovai fedele.

                  Così tra noi si perfezionò l’amore, si accese l’affetto, si rafforzò la carità,
                  fino a che si giunse ad avere un cuor solo e un’anima sola, a volere o non
                  volere le stesse cose in un amore che non conosceva paure, che ignorava
                  l’offesa, era privo di sospetti, detestava l’adulazione.
                  Non  c’erano  fra  noi  finzioni  o  simulazioni,  nessun  sentimentalismo,
                  nessuna  asprezza  sconveniente,  nessuna  tortuosità  e  nessuna  falsità.

                  Tutto era chiaro e aperto, al punto che talvolta mi sembrava che il mio
                  cuore  fosse  il  suo,  e  il  suo  il  mio,  e  questa  era  anche  la  sua
                  consapevolezza.  Procedendo  così,  per  la  via  diritta  dell’amicizia,  la




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