Page 58 - L’Amicizia Spirituale
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quelle avversità che ora dobbiamo sostenere l’uno per l’altro, distrutto
insieme alla morte il suo pungiglione (cfr. 1Cor 15,54-55), che ora spesso ci
sfianca e ci costringe a soffrire l’uno per l’altro, raggiunta la sicurezza,
godremo per l’eternità del sommo bene. Allora questa amicizia, alla quale
ora ammettiamo solo pochi, sarà trasfusa in tutti, da tutti rifluirà su Dio, e
Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15,28).
La traduzione dai testi latini presi in esame ha richiesto un impegno non
indifferente e, considerata l’importanza e la perenne attualità del tema, si
è optato per una traduzione dinamica, cioè particolarmente rispondente
alla mentalità e al linguaggio odierni. Questa scelta, senza dubbio, ha
imposto un certo distacco dall’originale, tuttavia ha reso possibile la
stesura di un testo più comprensibile e scorrevole e, almeno in linea
teorica, immediatamente recepibile dal lettore comune. Sono state
eliminate, per esempio, le ridondanze e i pleonasmi tipici della lingua
antica; sono stati sostituiti - per quanto possibile - i modi di dire tipici
dell’epoca con quelli attuali; gli stessi nomi di persona - eccetto quelli
storicamente noti - sono stati sostituiti con nomi più attuali.
Indubbiamente è un’operazione che si presta a non poche critiche,
soprattutto dal punto di vista del rigore letterario, per cui è doveroso
invitare il lettore alla consultazione del testo latino (MIGNE PL 195, 659-
702). L’auspicio è che questo lavoro risponda al fine che si era proposto il
nostro amico Aelredo. Nonostante questo sforzo di semplificazione e di
attualizzazione il lettore deve tenere presente la statura spirituale e
culturale del testo che rimane sempre ad un livello tutt’altro che
"comune". È facile cadere nel rischio di grossolane banalizzazioni o di
vuoti sentimentalismi. La comprensione dell’amicizia spirituale, cioè
della vera amicizia, richiede una grande profondità d’animo e un serio
livello di vita spirituale. Un’amicizia che non si radica in una solida vita
spirituale e in un’autentica esperienza di fede non potrà mai essere una
vera amicizia. L’amicizia di cui parla Aelredo è una delle esperienze più
alte che una persona possa fare nella sua vita: è Cristo stesso che si rende
visibile e presente attraverso il nostro amico e ci accompagna per tutta la
vita. Pochi decenni dopo, nel 1223, Francesco d’Assisi nella sua Regola
bollata scriverà: “Ovunque sono e si troveranno i frati, si mostrino
familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue
necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto
più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?” (RegB 6,7-
9: FF 91).
P. Antonio ATZENI
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