Page 22 - L’Amicizia Spirituale
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moglie la sua superbia piuttosto che assecondarla nell’appropriarsi di ciò
                  che era proibito.
                  I  servi  del  re  Saul  furono  molto  più  fedeli  al  loro  signore  rifiutando  di
                  eseguire  il  suo  ordine  di  spargere  sangue  di  quanto  non  lo  fu  Doeg
                  l’Idumeo  che,  fattosi  interprete  della  crudeltà  del  re,  uccise  con  mano
                  sacrilega  i  sacerdoti  del  Signore.  Anche  Ionadab,  l’amico  di  Amon,
                  avrebbe  fatto  meglio  a  impedire  all’amico  l’incesto  piuttosto  che
                  indicargli  come  impadronirsi  di  ciò  che  desiderava.  La  virtù  d’amicizia
                  non può scusare neppure gli amici di Assalonne che, unendosi a lui nella
                  rivolta, presero le armi contro la collettività. E per parlare di cose a noi
                  contemporanee,  ha  fatto  molto  meglio  Ottone,  cardinale  della  Chiesa
                  romana,  ad  allontanarsi  da  Guido,  che  pure  gli  era  molto  amico,  di
                  quanto non abbia fatto Giovanni, che ha aderito a uno scisma tanto grave
                  per l’amicizia che lo legava a Ottaviano. Vedete, dunque, che l’amicizia
                  non può sussistere se non tra chi è buono.
                  Marco:  Ma  allora  noi  cosa  abbiamo  a  che  fare  con  l’amicizia,  visto  che
                  proprio buoni non siamo?

                  Aelredo:  Quando  dico  “buono”  non  intendo  dare  alla  parola  un  senso
                  assoluto come fanno quelli che ritengono buono solo chi ha raggiunto la
                  perfezione. Dico che è buono quell’uomo che, secondo  le capacità della
                  nostra comune natura, vivendo in questo mondo con sobrietà, giustizia e
                  pietà non chiede niente di disonesto ad alcuno né, se richiesto, si presta a
                  fare qualcosa di male. Tra persone così non esito a dire che l’amicizia può
                  nascere,  conservarsi  e  giungere  a  perfezione.  Ma  quelli  che,  purché  sia
                  rispettata la fedeltà all’amico e sia evitato un danno alla collettività o una
                  lesione  dell’altrui  diritto,  si  prestano  ad  assecondare  le  voglie  dei  loro
                  amici,  non  li  chiamerei  sciocchi  quanto  piuttosto  insensati:  hanno
                  riguardo  per  gli  altri,  ma  non  per  se  stessi;  si  danno  da  fare  per  la
                  reputazione altrui, e mettono miseramente a repentaglio la propria.



                                  L’amicizia fra sollecitudini e preoccupazioni

                  Marco:  Quasi  quasi  sono  d’accordo  con  quelli  che  dicono  che  bisogna
                  guardarsi  dall’amicizia,  perché  comporta  innumerevoli  affanni  e
                  preoccupazioni,  non  è  priva  di  timori,  e  porta  con  sé  molte  sofferenze.
                  Abbiamo  già  tanti  problemi  per  conto  nostro,  è  imprudente,  dicono
                  alcuni,  legarsi  agli  altri  al  punto  da  essere  coinvolti  in  tanti  affanni,
                  afflizioni  e  fastidi.  Inoltre  ritengono  che  niente  sia  più  difficile  del
                  conservare  per  sempre  l’amicizia,  e,  d’altra  parte,  sarebbe  molto  brutto





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