Page 12 - L’Amicizia Spirituale
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qualche altra della sua specie. E come descrivere in modo adeguato con
quale bellezza risplende nelle creature sensibili l’immagine dell’amicizia,
della compagnia e dell’amore? In molte cose le creature sensibili si
rivelano irrazionali, ma sotto questo aspetto imitano a tal punto l’animo
umano da sembrare spinte dalla ragione. Si inseguono, giocano tra di
loro, esprimono e manifestano l’affetto che le lega con movimenti e suoni,
godono della reciproca compagnia con tale avidità e tanta gioia da
sembrare che non si curino d’altro che di vivere l’amicizia.
Anche riguardo alle creature spirituali, agli angeli, la divina sapienza ha
agito in modo che non ne fosse creato uno solo, ma moltitudini. Tra loro
la piacevole compagnia e l’amore perfetto creò una medesima volontà, un
medesimo affetto, al punto che nessuno poté sentirsi superiore o inferiore
all’altro, e la carità dell’amicizia tolse spazio all’invidia. Così la
moltitudine eliminò la solitudine e la comunione della carità aumentò in
tutti la gioia.
Infine, quando creò l’uomo, per raccomandare con maggior forza il bene
della compagnia disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un
aiuto che gli sia simile” (Gen 2,18). E la divina bontà non formò questo
aiuto con una materia simile o uguale, ma per esprimere in modo più
chiaro la sua intenzione di favorire la carità e l’amicizia, creò la donna
dalla stessa sostanza dell’uomo. È bello che il secondo essere umano
venga tolto dal fianco del primo: così la natura vuole insegnarci che tutti
gli esseri umani sono uguali, quasi collaterali, e che nelle cose umane non
c’è né superiore né inferiore, il che costituisce l’essenza stessa
dell’amicizia. Così, fin dal principio, la natura stessa ha impresso nello
spirito umano il desiderio dell’amicizia e della carità, un desiderio che il
sentimento interiore dell’amore presto intensificò dandogli un certo gusto
di dolcezza.
Ma dopo la caduta del primo uomo, quando con il raffreddarsi della
carità subentrò nel mondo l’avidità, che portò a preferire l’egoismo alla
solidarietà, l’avarizia e l’invidia offuscarono lo splendore dell’amicizia e
della carità, e introdussero nei costumi ormai corrotti dell’umanità
contese, rivalità, odi e sospetti. Allora si cominciò a distinguere tra carità
e amicizia, avvertendo che l’amore era dovuto anche ai nemici e ai
perversi, ma essendo anche evidente che tra i buoni e i malvagi non
poteva esserci alcuna comunione di volontà e di propositi. L’amicizia, che
all’inizio era vissuta, come la carità, da tutti e con tutti, rimase confinata
per legge naturale a pochi. Questi, vedendo come molti violassero le leggi
della lealtà e della solidarietà, si legarono tra di loro in un patto più
stretto di amore e di amicizia così da trovare, in mezzo ai mali che
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