Page 76 - Teologia Mistica
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Boezio:
Oh, felice genere umano,
se i vostri animi fossero governati
da quell’amore che governa il cielo!
Ora nel cielo materiale e negli altri esseri privi di anima non c’è conoscenza. Eppure
sono condotti là dove sono condotti grazie alla spinta dell’amore impressa in loro
dall’Intelligenza Prima, che è infallibile, e vi sono condotti in modo più vero e più
sicuro di quanto una freccia non voli verso il bersaglio per lo slancio impressole
dall’arciere.
CONSIDERAZIONE SECONDA
L’uomo è condotto a Dio da un amore naturale non libero, cioè non [preceduto] da
una conoscenza in atto che lo causi in lui.
Si deduce da quanto sopra. Infatti nell’anima razionale non c’è minor amore naturale
che negli altri esseri privi di anima; anzi non si dà uomo che sia privo della spinta
naturale di questo amore, in forza del quale egli tende a Dio anche se si trovi dannato
nell’inferno.
È da questo amore che deriva quel crudelissimo verme che chiamiamo rimorso di
coscienza, onde resta confermata la parola del profeta: «Non c’è pace per gli empi» [Is
48,22; 57,21]; e, per quanto concerne i dannati: «Il loro verme non morrà» [Is 66,24;
Me 9,43.45.47]. In presenza del peccato non può esserci salvezza eterna, perché questo
amore [da noi conculcato] si trasforma in nostro accusatore secondo la legge della carne
corrotta. Ci conviene acconsentire liberamente ad esso finché siamo in via, se non
vogliamo esser consegnati ai torturatori nella geenna.
CONSIDERAZIONE TERZA
L’amore, anche naturale, non può nascere o permanere senza l’intervento di una
qualche conoscenza ad esso unita o da esso distinta.
Che non possa nascere o permanere senza l’intervento di una qualche conoscenza [da
esso] distinta è certo, giacché il Primo Conoscente, cioè Dio, concorre a generare e
conservare ogni tipo di amore. Per quanto riguarda l’altro punto [cioè: senza una
conoscenza ad esso unita], si noti che ogni facoltà conoscitiva razionale non può mai
essere privata né della propria conoscenza naturale, né del proprio amore naturale:
perciò l’amore naturale e la conoscenza naturale sono sempre presenti e sono sempre
uniti in un essere capace di conoscere.
Potrebbe mai darsi una facoltà conoscitiva che non sia in qualche modo [anche]
appetitiva? Lo ritengo impossibile, perché non può darsi alcuna realtà che non desideri
il bene: infatti «il bene è ciò che tutte le cose desiderano».
Ad alcuni forse piacerebbe dire, reciprocamente, che non si dà alcun desiderio senza
una qualche conoscenza, sia pure molto imperfetta, che sarebbe come un vestigio
naturale della Causa Prima efficiente, formale e finale. Ma questa opinione non è
comunemente recepita, così come si nega che gli esseri privi di conoscenza abbiano la