Page 73 - Teologia Mistica
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e, «come il cervo» accaldato ed esposto da ogni lato ai morsi dei cani desidera le fresche
e sicure «sorgenti delle acque» [Sal 41,2], così tu impegnati contro gli ostacoli delle
rappresentazioni sensibili, in modo che anche tu, rinvigorito dalla rugiada dello Spirito
santo, possa dire: «L’anima mia anela a te» o Dio, «l’anima mia ha sete di Dio, fonte
viva; quando potrò venire a presentarmi davanti a Dio?» [Sal 41,3].
Sappi però che, se non ti avrà prima levigato la lima del timore con una penitenza
autentica e non finta, e se, limata via ogni scoria di peccato, la tua mente non
risplenderà chiara per essersi riformata in novità di spirito con i primi due atti del
cammino di perfezione, che sono la purificazione e l’illuminazione, sarà assolutamente
«inutile» per te «alzarti prima che spunti il sole» [Sal 126,2] onde incamminarti verso la
cima della perfezione. Perciò «alzatevi, voi che mangiate il pane del dolore» [Sal
126,2], alzatevi cioè col timore, senza il quale nessuno può essere trovato giusto davanti
a Dio. Saresti sfacciato se osassi dargli precipitosamente il bacio sulla bocca senza
esserti prima preoccupato di baciargli i piedi piangendo e le mani rendendo grazie.
Quando poi la mente ben purificata e illuminata sarà giunta al punto di non
preoccuparsi più delle gioie e di tutto ciò che sa di servile o mercenario; quando inoltre
non penserà più che Dio sia duro, aspro, litigioso o cattivo — come un giudice che
condanna e si vendica — ma sarà convinta che egli è assolutamente desiderabile, «dolce
e mite» [Sal 85,5], degno di essere totalmente amato «anche se fa morire» [Gb 13,15], sì
da provar diletto solo nell’amarlo: allora tu vola sicuro ad abbracciare lo sposo, stringi
quel divino petto con le braccia purissime dell’amicizia, bacialo con i castissimi baci
della pace che è superiore «ad ogni comprensione» [Fil 4,7], onde anche tu possa poi
dire con devozione piena di amore e di gratitudine: «Il mio amato è mio ed io sono suo»
[Ct 2,16].
Terminano qui le considerazioni o scritti di teologia mistica del venerabile Giovanni
Gerson, già Cancelliere della Chiesa di Parigi, da lui medesimo rese pubbliche
nell’anno del Signore 1407, e rivedute, cioè rilette e approvate da lui, come scrisse di
propria mano in calce all’esemplare che da Lione spedì alla Certosa nell’anno del
Signore 1422.