Page 69 - Teologia Mistica
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presenta  all’anima  anche  se  non  è  preceduto  o  accompagnato  da  una  qualche
                  conoscenza, così come nell’ordine della gerarchia angelica prima vengono i serafini e
                  poi  i  cherubini:  questa  opinione  si  trova  nel  libro  che  inizia  con  le  parole  Vie  Syon
                  lugent);  altro  invece  è  l’amore  fervente,  estatico  e  perfetto,  capace  di  congiungere
                  l’amante con l’amato: esso si ottiene solo al seguito di molti altri sentimenti, quando
                  cioè  l’anima  abbia  purificato  e  guarito  anche  i  suoi  sensi  interni.  Orbene  questa
                  purificazione dal languore febbrile provocato dall’infezione del peccato viene compiuta
                  dal «timore del Signore, che espelle il peccato» [Eccli 1,27], che trafigge le carni, cioè i
                  sentimenti  carnali.  Tale  timore  è  molto  efficace:  consola  quei  beati  che  piangono,
                  genera  l’aspirazione  alla  salvezza  e,  come  attesta  la  Scrittura,  produce  anche  altri
                  benefici effetti.
                     I maestri solitamente suddividono questo timore in iniziale, mercenario e filiale. Il
                  timore  iniziale  ha  paura  di  incorrere  nella  pena,  il  timore  mercenario  di  perdere  il
                  premio, il timore filiale soltanto di restare separato dall’amato.
                     Vuoi udire la meditazione sul timore? Quel re  [= Ezechia] disse:  «Mediterò come
                  una colomba» [Is 38,14]. Ma secondo te che cos’è la meditazione della colomba, se non
                  il pianto e il gemito indotti dallo stesso timore? Forse per questo l’altro re [= Davide]
                  dice: «Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?» [Sal 54,7]. E un
                  altro testo dice:

                  Ali aggiunse ai suoi piedi il timore.

                  Ispirandoci  dunque all’immagine della colomba,  facciamo delle meditazioni idonee a
                  suscitare il timore e la sua compagna speranza. Questa mistica colomba è l’anima: così
                  infatti Dio si è degnato di chiamarla nel Cantico. Essa vola in alto con due ali — la
                  destra  della  speranza  e  la  sinistra  del  timore  —  e  si  orienta  con  la  coda  del
                  discernimento. Affinché possa essere in grado di meditare, ogni sua ala è costituita da
                  dieci  «penne  argentate»  [Sal  67,14]  dell’argento  della  parola  sacra:  le  une  rendono
                  capaci  di  nutrire  timore,  le  altre  di  provare  speranza.  Ciascuna  penna  è  integrata
                  all’intorno da tante piume quante sono le meditazioni particolari che si possono fare.
                  Ambedue le ali infine sostengono questa colomba in modo equilibrato, sì che né l’ala
                  del timore troppo la deprima con la disperazione, né l’ala della speranza troppo la esalti
                  con la presunzione.
                     Passiamo ora in rassegna le penne dell’ala sinistra del timore insieme a certe loro
                  piume,  a  seconda  della  loro  diversa  collocazione.  La  divina  severità:  tante  sono  le
                  piume  di  questa  penna,  quanti  sono  gli  esempi  della  severità  divina,  come  la  caduta
                  degli angeli, quella di Adamo, la morte degli uomini nel diluvio, quella degli abitanti di
                  Sodoma, la rovina del servo ingrato e quella di Giuda, poi la croce di Cristo, il giudizio
                  sul mondo, nel quale son pochi gli eletti. La dannazione eterna: ha tante piume quante
                  sono  le  diverse  specie  di  tormenti,  cioè  il  fuoco  inestinguibile,  i  vermi,  il  fetore,  il
                  terrore,  i  clamori,  le  urla,  i  pianti,  e  poi  gli  stridori  e  il  freddo,  la  moltitudine  dei
                  torturatori, la compagnia pessima — tutte cose che superano ogni comprensione e che
                  non  finiscono  mai  —  e,  da  temersi  soprattutto,  la  fine  di  ogni  speranza  e  la
                  dolorosissima  mancanza  della  visione  di  Dio.  L’enormità  dei  peccati:  tante  sono  le
                  piume  quanti  i  peccati  commessi,  con  le  loro  circostanze  aggravanti.  La  propria
                  debolezza: tante sono  le piume quanti i  pericoli di  cadute future,  fino alla morte.  La
                  seduzione della prosperità: tante sono le piume quante le occasioni di peccato dovute
                  alla  prosperità,  come  la  superbia,  la  lussuria  ecc.  Lo  scoramento  prodotto  dalle
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