Page 75 - Teologia Mistica
P. 75

[SPIEGAZIONE SCOLASTICA DELLA TEOLOGIA MISTICA]


                                    INIZIA L’OPUSCOLO COMPILATO
                             DALLO STESSO MAESTRO, CIOÈ GERSON,
                          PER CHIARIRE SCOLASTICAMENTE IN DODICI

                             CONSIDERAZIONI LA TEOLOGIA MISTICA


                     «A voi è stato concesso conoscere il mistero del regno dei cieli» [Mt 13,11], disse
                  Gesù ai suoi discepoli. E sempre riferendosi a loro esultò in spirito con queste parole:
                  «Ti rendo lode, o Padre, re del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai
                  sapienti  e  ai  dotti,  e le hai  rivelate  ai  piccoli»  [Mt  11,25].  Sono  questi i  misteri  che
                  l’Apostolo era solito rivelare ai perfetti e nei quali si esaltava per Dio;  sono questi i
                  misteri che il divino Dionigi, cui erano stati rivelati da Paolo, tramandò nella Teologia
                  mistica e nei Nomi divini, soprattutto nel capitolo settimo, dove chiama questa sapienza
                  «irrazionale, fuori di sé e stolta». Su questa sapienza noi stessi abbiamo appena scritto
                  due libretti; ma anche altri ne hanno scritto, e precisamente Ugo di Balma nel trattato
                  sulla Duplice via verso Dio, dove verso la fine afferma espressamente che l’apice della
                  mente  si  porta  in  Dio  attraverso  l’amore  estatico  senza  alcuna  conoscenza  previa  o
                  concomitante, e questo stato è mistico e segreto, e nessuno dei sapienti di questo mondo
                  lo può comprendere.
                     Su questo [cioè sul fatto che l’apice della mente si porta in Dio senza la mediazione
                  di  alcuna  conoscenza...]  sembra  d’accordo  Bonaventura  nel  suo  Itinerario,  capitolo
                  settimo ed ultimo. In caso contrario, inoltre, non sarebbe possibile mettere in pratica
                  l’ultimo  accorgimento  esposto  in  precedenza,  nel  secondo  libretto:  «allontanare  lo
                  spirito dalle rappresentazioni mentali». Infatti, poi
                     che secondo il Filosofo ogni essere intelligente (cioè che fa uso dell’intelletto) deve
                  necessariamente aver presenti delle rappresentazioni, quando non le ha presenti l’anima
                  sarà condotta in Dio per una via diversa dall’intelletto, almeno così pare.
                     Presupponendo dunque tutto quel che il santo Dionigi e i suoi espositori hanno detto
                  e sperimentato di questa teologia, per chiarire la sopraccitata affermazione di Ugo di
                  Balma considereremo i tre modi in cui sembra possa darsi amore senza conoscenza. Il
                  primo  modo  è  riscontrabile  nell’amore  puramente  naturale;  il  secondo  nell’amore
                  puramente  soprannaturale;  il  terzo  nell’amore  come  habitus,  o  piuttosto  nell’amore
                  concepito liberamente in forza degli habitus.
                  Si tenga inoltre presente, per quanto qui ci interessa, che si dà una triplice conoscenza
                  intellettuale,  sia  essa  diretta  o  riflessa:  una  conoscenza  semplice,  una  conoscenza
                  complessa circa i particolari e una conoscenza confusa.
                  Per spiegare quanto detto facciamo dodici considerazioni.


                                              CONSIDERAZIONE PRIMA

                     L’amore  naturale  non  è  causato  da  alcuna  conoscenza  previa  della  cosa  amata  o
                  desiderata.
                     Secondo Dionigi, infatti, in ogni cosa si riscontra quell’amore naturale di cui parla
   70   71   72   73   74   75   76   77   78   79   80