Page 61 - Teologia Mistica
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Sul  numero  delle  passioni  ci  sono  diverse  opinioni,  come  quelle  formulate  da
                  Aristotele nella Retorica, da Ugo di San Vittore nel trattato sull’orazione, da Guglielmo
                  di Parigi nel suo Penitenziale. Altri ne enumerano di più o di meno. In un altro libro noi
                  stessi ne abbiamo ricordate fino a venti. Ugo si limita a nove, per quanto egli non dubiti
                  che sono innumerevoli. Ma siccome il discorso suole essere tanto più gradito quanto più
                  è breve, noi qui le ridurremo a tre, mettendole in relazione con le tre attribuzioni delle
                  Persone  divine,  cioè  con  la  potenza  [attribuita  al  Padre],  la  sapienza  [al  Figlio]  e  la
                  bontà [allo Spirito santo]. Tenendo presente ciò, infatti, si comprende abbastanza bene
                  quel che dice il venerabile Riccardo di San Vittore " quando parla dei tre modi in cui ha
                  origine  la  contemplazione  rifacendosi  alle  tre  espressioni  del  Cantico  dei  Cantici
                  sull’ascesa  dell’anima:  [l’anima  ascende]  come  «colonna  di  fumo»  [Ct  3,6]  per
                  l’abbondanza  di  compunzione  devota,  come  «aurora  che  sorge»  [Ct  6,9]  per  la
                  grandezza  dello  stupore,  come  «appoggiata  al  suo  diletto»  [Ct  8,5]  per  la  pienezza
                  dell’esultanza.
                     Così, se io considero più da vicino la potenza e ricchezza divina in confronto alla mia
                  debolezza e miseria, non potrò fare a meno di restare compunto, sbigottito, di aver paura
                  a motivo della mia miseria e indegnità, dato che vivo sotto lo sguardo di questo giudice,
                  «terribile  nei  suoi  disegni  sui  figli  degli  uomini»  [Sal  65,5],  contro  il  quale  ho
                  commesso delle colpe; sotto un Signore così grande, che ho offeso; sotto un Padre di
                  tale maestà, che ho disprezzato.
                     Se poi io considero con gli stessi occhi quanto «meravigliosa, quanto elevata è la sua
                  scienza, sì che non potrò arrivarvi» [Sal 138,6], subito nasce in me l’ammirazione, lo
                  stupore, l’annientamento — non riuscendo io a capire come mai egli abbia predestinato
                  alcuni alla gloria, altri alla perpetua infelicità; perché mai neghi a quelli che gli sono
                  graditi e che ne farebbero buon uso molte cose che invece offre a quelli che gli sono
                  sgraditi e che combatteranno contro di lui; per qual motivo lasci che per quasi tutta la
                  vita molti, pur destinati alla salvezza, si abbandonino a misfatti abominevoli, come il
                  ladrone [che poi invocò il perdono di Cristo] sulla croce, mentre ad altri, pur destinati
                  alla morte eterna come Giuda, elargisce il dono di molte virtù; perché mai  «nessuno
                  possa  correggere  colui  che  egli  ha  scartato»  [Ec  7,14],  e  perché  mai  Dio  abbia
                  «rinchiuso  ogni  cosa  sotto  il  peccato»  [Gal  3,22]  ecc.  —  onde  l’Apostolo  pieno  di
                  stupore è costretto ad esclamare: «O profondità della ricchezza, della sapienza e della
                  scienza di Dio! Quanto sono inscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie!» [Rm
                  11,33].
                     Quando infine la mente rifletta sul «torrente» [Sal 35,9] della dolcezza divina, e su
                  «quanto è buono il Dio di Israele con quelli che son retti di cuore» [Sal 72,1], il mio
                  animo  non  può  trattenersi  dall’esclamare  pieno  di  esultanza:  «Come  è  dolce  il  tuo
                  Spirito, o Signore» [Sap 12,1] ed anche: «Quanto è grande la tua dolcezza, o Signore,
                  che hai riservato a quelli che ti temono» [Sal 30,20].
                     Abbiamo qui i tre principali affetti o sentimenti [o passioni buone]: la compunzione
                  che  trema,  l’ammirazione  che  si  stupisce,  l’esultanza  che  gioisce,  corrispondenti
                  rispettivamente  alla  potenza,  alla  sapienza  e  alla  bontà  di  Dio,  e  alle  tre  facoltà
                  dell’anima, cioè la irascibile, la razionale e la concupiscibile. In tutta la Sacra Scrittura,
                  letta  alla  luce  di  questa  riflessione,  non  troverai  nulla  che  non  possa  applicarsi
                  all’orazione, che rende Dio placato. Vi incontri infatti la potenza di Dio, che si oppone
                  alla tua debolezza e alla prepotenza degli avversari; la sapienza di Dio, che si oppone
                  alla tua insipienza e all’astuzia del nemico; la benevolenza di Dio, che si oppone alla
                  malvagità tua e di altri. Del resto tutto quel che si legge nella Scrittura, anzi, tutto quel è
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