Page 57 - Teologia Mistica
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Perché dalla tentazione si apprenda la compassione fraterna. Dio si allontana perché
l’uomo, tentato in molti modi, impari da quel che soffre la pazienza e le altre virtù, così
da poterle poi insegnare meglio. È proprio vero quel detto socratico: Parliamo meglio di
quel che conosciamo meglio. Ora noi conosciamo meglio quel che abbiamo
sperimentato più da vicino. Infatti cosa sa l’inesperto? [Eccli 34,9.11].
Per rafforzare la comunione. Dio talvolta si allontana perché per amore della
contemplazione, che è un’opera supererogatoria, l’uomo non trascuri l’obbligo
dell’azione dovuta.
Per la remissione dei peccati e per una maggiore sottomissione. Dio si allontana per
punirci dei peccati veniali, come un padre pieno di misericordia distoglie per un poco lo
sguardo dal figlio che si sta comportando in modo licenzioso, e si mostra rattristato,
affinché quello d’ora in poi si preoccupi di più di custodire la modestia e non succeda
che, trascurando le piccole cose, un po’ per volta finisca con l’andare in rovina.
Perché si riconosca che il dono di Dio è gratuito. Dio talvolta si allontana affinché
comprendiamo il detto dell’Apostolo: «Non dipende da colui che vuole, né da colui che
corre, ma da Dio che usa misericordia» [Rm 9,16]. Ciò è evidente; infatti dopo che uno
abbia detto fra sé: Nel tal giorno, nella tale ora sarai libero da ogni occupazione, sarai
sicuramente in condizione di gustare la dolcezza della contemplazione, farai così, ti
disporrai così — che cosa succede in realtà? Viene quel giorno e ti ingenera solo una
più amara aridità nell’anima e una nausea spirituale, per cui provi disgusto per
l’orazione e la lettura e ti trovi immerso nelle tenebre e nella tribolazione. Per contro
quando non ti proponi niente di tutto ciò, «verrà per te, insperata, un’ora felice».
Perché l’uomo consideri se stesso e quanto vale. Dio si allontana affinché si ripulisca
il grande e spazioso mare del nostro spirito, che, come il mare vero, per la eccessiva
quiete diventa sporco, mentre l’agitazione e il movimento [delle onde] rimuovono ciò
che lo inquina.
Perché non si invochi il dono di Dio quasi in cambio dei propri meriti. Dio si
allontana affinché risulti chiaro se l’anima teme Dio gratuitamente, cioè se è pronta a
seguirlo anche a prezzo di tribolazioni e di dolori, proprio come se ricevesse dal suo re
ricompense di consolazioni e di dolcezze: [diciamo ciò] contro quelli che o non
vogliono innalzare la loro orazione o la credono inefficace se non ottengono sentimenti
di consolazione — come se Dio non avesse stabilito che vi è «fatica nel
comandamento» [Sal 93,20].
Perché si impari ad essere perseveranti tra le vicissitudini. Dio si allontana affinché
l’uomo si svezzi, la smetta di far sempre il bambino, o non cominci a fornicare coi doni
di Dio — ricercandoli per sé, tenendovisi legato e dilettandosi di essi — o non sia
privato del premio eterno per aver ricevuto quello temporale. Così un principe non si
preoccupa di ricompensare subito un cavaliere; e un padre non dà subito una somma
piccola o grande di denaro, un frutto o del cibo al figlio, al quale in seguito darà un
principato o il regno. Si noti però che il principe e il padre — bontà loro! — talvolta
concedono subito queste cose minori come segno di consolazione e di amore,
riservando comunque le più eccellenti come premio futuro.
Perché si osservi una certa misura nella devozione, a motivo dei disagi fisici.
Talvolta succede che questo grande Ospite tralasci di visitare l’anima per non esserle di
aggravio, come disse David al figlio Assalonne. Per non gravarla di che cosa? Di
lacrime, di pii gemiti, di digiuni, di veglie e di tutto quel che affatica il corpo. Oppure
l’anima ancor giovane forse non riuscirebbe a sostenere l’ebbrezza spirituale, se il re la
introducesse immediatamente «nella stanza dei vini» [Ct 2,4]: perciò tiene per sé la