Page 53 - Teologia Mistica
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parte migliore» [Lc 10,38-42].
                     Perciò  è  condannato  chi  fa  la  propria  parte  peggiore  quando  potrebbe  agire
                  diversamente.
                     A questo punto una chiara deduzione s’impone: poiché la vita contemplativa è più
                  perfetta  di  quella  attiva  (lo  dimostrano  i  teologi),  chiunque  sia  idoneo  alla
                  contemplazione  e  non  sia  legato  alla  necessità  di  compiere  determinate  azioni,  può
                  lecitamente dedicarsi ad essa, tralasciando l’azione. Qui si deve dar credito ad Agostino
                  quando afferma che se l’impresa della carità, cioè l’azione, non è imposta da nessuno —
                  intendi: dal comando di un superiore o da una evidente necessità — bisogna attendere
                  alla  contemplazione  della  verità.  Né  qualcuno  obbietti  che  egli  potrebbe  essere  utile
                  nella vita attiva, e che si meriterebbe la condanna qualora nascondesse il talento che
                  potrebbe  mettere  a  frutto  predicando  o  soccorrendo  e  servendo  i  poveri,  perché  alla
                  Chiesa  giova  moltissimo  un  uomo  di  contemplazione  che  rende  omaggio  a  Dio  col
                  cuore e con l’occhio [della mente], mentre altri lo servono con le mani, con la bocca,
                  con i piedi.
                     Per molti infine tralasciare la ricerca della contemplazione sarebbe condannabile per
                  il fatto che essi si trovano nella scuola della religione, che è la scuola della devozione,
                  dell’orazione e dei pianti. In questa scuola dovrebbero stare anche gli ecclesiastici, che
                  usufruiscono nell’otium delle fatiche degli uomini per poter [tranquillamente] custodire
                  i  decreti  del  Signore  e  investigare  la  sua  legge.  In  questa  scuola  stanno  anche  molti
                  uomini e donne viventi nel mondo, per i quali una briciola di otium, di istruzione e di
                  ingegno è più che bastante affinché possano volgersi completamente a Dio ed essere
                  rapiti in lui. E così, una volta che in loro vi sia la fede, la speranza e la carità, non hanno
                  bisogno di arrabattarsi nella ricerca di un’istruzione più raffinata per essere in grado di
                  passare completamente a un «affetto del cuore» [Sal 72,7] buono e soave ecc.



                                                [CONSIDERAZIONE V]

                                        La quinta considerazione insegna a fuggire
                                 le occupazioni superflue e a portarsi in Dio con l’amore
                                     nella gioia della salmodia, soprattutto se si vive
                                in comunità claustrali, ed afferma che il canto ad alta voce
                                      costituisce davvero un impedimento a ciò ecc.

                     Dice il saggio: «La sapienza dello scriba esige ore di quiete; riuscirà ad acquisirla chi
                  si dedica parcamente all’azione» [Eccli 38,25]. Perciò non impegnarti in molte attività,
                  se hai di mira un animo buono, poiché nessuno lo ha mai trovato, al dire di Seneca,
                  stando  immerso  nelle  occupazioni.  Seneca  non  dice:  [Nessuno]  ebbe  mai  [un  animo
                  buono stando immerso nelle occupazioni], perché, come si è visto, ciò è falso per coloro
                  che sono già perfetti.
                     Un uccello che abbia le ali legate o invischiate nella pania non può volare nell’aria
                  libera, e un uomo con i piedi legati non può nuotare fino alla riva. Chi è occupato [in
                  molte cose] non potrà mai elevarsi fino al cielo sereno della contemplazione. La pagina
                  del tuo cuore deve essere vuota in tutta la sua ampiezza, vale a dire non riempita di
                  preoccupazioni o rimpicciolita da inquietudini e non annerita da passioni tetre, se vuoi
                  che vi si possa scrivere l’insegnamento di una sapienza così smisurata.
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