Page 50 - Teologia Mistica
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[CONSIDERAZIONE II]
La seconda considerazione dice che bisogna preoccuparsi
di conoscere il proprio carattere, poiché l’indole naturale
favorisce od ostacola l’uomo in molte cose,
e ne dà degli esempi. Inoltre afferma che una buona indole,
ereditata per nascita dai genitori o acquisita al tempo
della giovinezza, produce degli ottimi risultati ecc.
È un assioma dei filosofi che l’anima segua il corpo. L’esperienza quotidiana ci
mostra che ciò non va inteso nel senso che l’anima sia costretta ineluttabilmente a
seguire il corpo, bensì nel senso che vi inclina. Ora, se l’indole naturale [legata al corpo]
è consonante [con l’anima], ciò è di grande aiuto nel compiere determinate azioni,
mentre, per contro, se è dissonante costituisce un ostacolo grande, che a stento può
essere vinto dalla libertà, dalla disciplina, dallo sforzo di acquisire un’abitudine.
Secondo il beato Gregorio, che come è noto dimorò spesso e a lungo nella rocca
della contemplazione, vi sono delle persone dalla natura tanto inquieta e volubile, che o
non riescono a sopportare l’otium della contemplazione, oppure vi riescono solo con
molta fatica, mentre altri, dalla natura più calma, vi si dimostrano del tutto adatti ed
inclini. Egli invita i primi all’azione, i secondi alla contemplazione.
Del resto — lo sappiamo bene — alcuni uomini sono più vigorosi nella facoltà
irascibile, altri in quella razionale, altri ancora in quella concupiscibile. Alcuni infatti
giungono alla grazia della compunzione e di conseguenza alla grazia della
contemplazione più rapidamente partendo dalla considerazione e dalla detestazione
della meschinità delle proprie colpe, cioè per il vigore della facoltà irascibile che tende a
ciò che è onorevole. Altri sono condotti allo stesso risultato prevalentemente dal
giudizio della retta ragione, perché in loro ha più facile presa l’amore della verità e il
sapere quanto sia bello vivere in conformità a quella ragione che hanno intrapreso a
coltivare. Troverai infine un animo tenero ed affettuoso in coloro che sono inclini alla
compassione o all’amore, come l’anima santa di cui ci narra ripetutamente il Cantico
dei Cantici, la quale si strusse tutta allorché parlò il suo diletto così amabile, dolce e
desiderabile. Un’anima cosiffatta è condotta più facilmente alla pace della
contemplazione dalla considerazione vuoi della passione del Signore, vuoi della
condiscendenza e dell’amore divino verso di lei, vuoi della condotta pia e penitente dei
santi e delle sante del passato, e ciò per il vigore della facoltà concupiscibile, di cui
spesso è maggiormente dotato il sesso femminile, chiamato perciò pio e devoto.
Il motivo per cui uno è portato alla contemplazione più facilmente in questo oppure
quel modo è chiaro: le azioni degli agenti hanno luogo in soggetti predisposti. Ora la
sensibilità è predisposta ad obbedire allo spirito che tende verso l’alto se ha un rapporto,
ovvero una dimestichezza, con ciò verso cui è rapita.
Per quanto mi è dato congetturare dalle loro azioni, la facoltà irascibile era più
vigorosa in Ambrogio e in Gerolamo, la razionale in Agostino e in Tommaso, la
concupiscibile in Gregorio e in Bernardo. Ma certamente in ciascuno di essi vi era
anche un cuore tenero ed affettuoso, incline all’amore, giacché «il cuore duro andrà a
finir male» [Eccli 3,26]; e certamente ciascuno s’impegnava molto anche nella ricerca
della verità, e nutriva uno zelo ardente nel combattere ogni ingiustizia.