Page 55 - Teologia Mistica
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sua salvezza,  con quale  benevolenza è trattata questa tua colomba,  tua fidanzata,  tua
                  amica!  Infatti  essa  adempie  il  precetto  della  lode  religiosa  celebrando  le  ore,  e
                  nondimeno  gode  del  privilegio  di  [star  sola  con]  un  amico  in  certo  modo  esclusivo
                  nell’alto  silenzio  di  una  devotissima  contemplazione:  quest’anima  va  certamente
                  ritenuta più ardente e più beata di quella [che contempla senza celebrare le ore].
                     Per contemplare così giova prepararsi al tempo dell’orazione, meditando prima quel
                  che si vuole ricavare, in modo da passare poi più liberamente all’affetto. Giova anche
                  sforzarsi  di  tradurre  le  parole  che  si  pronunciano  non  tanto  in  un  sapere  sottile  e
                  molteplice,  quanto  in  una  assaporazione  e  in  un  godimento.  Spesso  infatti  dove  c’è
                  meno sapere c’è più affetto. «L’amore entra anche là dove il sapere sta fuori». Fanno
                  così quelli che vanno in visibilio al suono del timpano o della cetra: non si curano molto
                  dell’armonia dei versi, perché a loro basta abbandonarsi ai ritmi giocondi della danza
                  seguendo il tempo musicale.
                     Allo stesso modo tu pure sappi subito tradurre in sentimento quel che leggi, ascolti,
                  vedi, dici o pensi; assimilalo per così dire con un profondo respiro, sentine il profumo,
                  assaporane  il  gusto.  Così,  se  senti  pronunciare  «Pater  noster»,  il  tuo  animo  subito  si
                  ponga  in  atteggiamento  di  rispetto  e  insieme  di  amore,  di  fiduciosa  domanda  per  le
                  necessità  tue  e  dei  tuoi  fratelli  —  essendo  egli  Padre  comune.  Nutrì  un  generoso  e
                  nobile disprezzo per ogni vile rozzezza, tu che ti glorii di avere un Padre tanto regale;
                  soffri e lamentati per l’esilio, tu cui è riservata l’eredità celeste a titolo di figlio che ha
                  un Padre nei cieli.
                     Di  questi  sentimenti  ne  puoi  trovare  una  quantità  infinita  —  ne  puoi  trovare  di
                  sempre  nuovi  e  soavi  ogni  giorno  —  come  nascosti  nel  favo,  nella  manna  o  nel
                  nocciolo, ma se farai pressione col dente del pensiero ne usciranno fuori in abbondanza.



                                                [CONSIDERAZIONE VI]

                                    La sesta considerazione spiega come Dio dispensi,
                              oltre che i beni, anche i mali, perché si abusa dei suoi benefìci,
                                 e adduce sedici ragioni per cui viene giustamente inflitta
                                                 o permessa la pena ecc.

                     La curiosità consiste nell’interessarsi a cose inutili, o nell’interessarsi a cose utili più
                  di quanto non convenga, più di quanto non stia bene o non sia lecito.
                     Non cercare la quiete della contemplazione solo per sapere cos’è, o solo per mostrare
                  ad altri quanto essa sia sublime, stando a quel che hai appreso credendo alle veracissime
                  attestazioni  dei  santi.  Cercala  piuttosto  per  sentirti  più  vile  e  meschino  ai  tuoi  stessi
                  occhi, quando avrai visto con maggior chiarezza la tua indegnità di fronte alla divinità
                  che hai meditato; cercala inoltre per diventare più forte contro i dardi della tentazione,
                  più fervente nell’amore di Dio e del prossimo, e infine per esser più allenato nel correre
                  sulla via dei comandamenti di Dio.
                     Ascolta e trema: vi sono figli infedeli e estranei, vi sono servi iniqui che il Padre
                  celeste talvolta si degna di cibare con questo fiore di frumento e di saziare con questo
                  miele stillante dalla roccia — come certi prelati o principi che poco dopo la condanna
                  inviano in carcere ai condannati a morte qualche avanzo prezioso della loro mensa.
                     Perciò «non montare in superbia, ma temi» [Rm 11,20]: ricorda che la grazia della
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