Page 41 - Teologia Mistica
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Vangelo a pregare. Infatti Essa pregò il Padre dicendo: «Non quello che io voglio, ma
                  quello che vuoi tu» [Mt 26,39].
                     Chi dunque è unito a Dio ed aderisce a Lui in amorosa conformità di volontà, è posto
                  stabilmente in Lui e con Lui. A ciò si può riferire il versetto del salmista: «I loro giudici
                  furono assorbiti, uniti alla pietra» [Sal 140,6], cioè completamente fissati in Dio.



                                               [CONSIDERAZIONE XLI]

                                   La quarantunesima considerazione tratta degli errori
                                     sulla trasformazione dell’anima in Dio e mostra,
                                      con l’aiuto di esempi e spiegandone le ragioni,
                                              cosa sia e come avvenga ecc.

                     L’unione amorosa della mente con Dio, che avviene grazie alla teologia mistica, si
                  chiama appropriatamente trasformazione, come hanno detto il beato Dionigi e i santi
                  padri. Ma nelle loro spiegazioni si notano delle diversità.
                     Alcuni hanno detto che lo spirito razionale, quando è condotto in Dio da un amore
                  perfetto, viene completamente meno a se stesso e ritorna nella propria idea, cioè ritorna
                  ad essere quale era immutabilmente e da sempre in Dio, secondo il detto di Giovanni:
                  «Quel che è stato fatto, in lui era vita» [Gv 1,3-4]. Costoro dicono dunque che un’anima
                  cosiffatta perde se stessa e il proprio essere e riceve l’essere divino: ormai non è più
                  creatura né vede e ama Dio attraverso le cose create, ma è Dio stesso che si vede e si
                  ama. Alcuni hanno voluto dedurre questa scempiaggine dalle parole del beato Bernardo
                  nella  Epistola  ai  monaci  di  Mont-Dieu.  Sembra  l’abbia  affermata  anche  l’eretico
                  Almarico, condannato dalla Chiesa, e già Agostino l’aveva menzionata annoverandola
                  tra  le  eresie.  Sembra  l’abbia  ripetuta  anche  l’autore  del  trattato  che  ha  per  titolo
                  Ornamento delle nozze spirituali, il cui inizio suona: «Ecco viene lo sposo, andategli
                  incontro» [Mt 25,6]. Contro questo errore ho già scritto un’epistola. Sembra però che
                  questo autore abbia in altre opere corretto il proprio errore, affermando che un’anima
                  cosiffatta  rimane sempre nel  suo  proprio essere,  che  le deriva dal  genere,  e solo per
                  metafora è detta trasformarsi [in Dio], così come degli amici diciamo che hanno  «un
                  cuore solo ed un’anima sola» [At 4,32], ciò che si può senz’altro concedere.
                     Altri  hanno  affermato  che  l’amore  della  creatura  verso  Dio  non  è  altro  che  Dio,
                  giacché lo spirito razionale ama Dio formalmente nello Spirito santo. Questa opinione è
                  attribuita al Maestro delle Sentenze, ma i maestri non la accettano perché egli non ha
                  aggiunto che per poter amare Dio è necessaria l’intermediazione di una qualche forma
                  di  amore  in  atto  o  in  habitus.  Se  infatti  avesse  aggiunto  ciò  e  nel  contempo  avesse
                  chiarito  —  là  dove  dice  che  si  ama  Dio  nello  Spirito  santo  —  cosa  significhi  la
                  preposizione «nello» (giacché essa esprime la causa esemplare), il suo pensiero sarebbe
                  stato formulato in modo più completo e la sua opinione sarebbe irreprensibile.
                     Altri  hanno  voluto  spiegare  meglio  che  cosa  sia  questa  unione  o  trasformazione
                  spirituale ricorrendo ad esempi tratti dal mondo fisico. Così l’anima si unirebbe a Dio e
                  si trasformerebbe in Lui come una goccia d’acqua che viene versata in una botte di vino
                  generoso: quella goccia allora perde tutto il proprio essere e si muta completamente in
                  altro; o anche come il cibo che nella nutrizione si cambia in colui che lo ha assunto,
                  secondo quel che dice Agostino facendo parlare il Signore: «Io sono il cibo degli adulti,
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