Page 40 - Teologia Mistica
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facoltà inferiori la disturbi più; anzi, grazie alla sua potenza affettiva, si porrà a tal punto
                  in atto, che la sua potenza intellettiva in quanto tale non penserà né se stessa né le altre
                  realtà.
                     Se  concediamo  ragionevolmente  questo,  sarà  facilissimo  comprendere  tutto  quello
                  che  i  più  alti  maestri  —  e  specialmente  Dionigi  —  hanno  insegnato  sulla  teologia
                  mistica, ed anche quei fenomeni che, si dice, avvengono nei sapienti e nei devoti, come
                  l’estasi,  l’elevazione  mentale,  l’itinerario  anagogico,  il  rapimento  al  terzo  cielo,  la
                  divisione tra anima e spirito, l’ingresso nella divina caligine, come successe a Mosè, o
                  nel sancta sanctorum ricoperto da una nube, come successe ad Aronne. Comprendiamo
                  anche cosa sia l’amore veemente, cioè quello che conduce la mente; cosa sia la morte
                  dell’anima mentre lo spirito vive; cosa sia la notte che illumina le tenebre; cosa il morire
                  di Rachele nel dare alla luce Beniamino; cosa il movimento di risalita all’indietro delle
                  acque del Giordano  ecc.


                                                  [PARTE OTTAVA
                                            LA FORZA DELL’AMORE
                                      CHE UNISCE L’AMANTE CON DIO
                                     E GLI CONCEDE STABILITÀ E PACE]



                                               [CONSIDERAZIONE XL]

                                 La parte ottava, che va fino alla fine del Trattato primo,
                                 parla della forza dell’amore, che unisce l’amante con Dio
                                           e gli concede stabilità e pace in lui.
                                La quarantesima considerazione scarta vari modi di unione
                                        e mostra quello che unisce l’anima a Dio.

                     L’amore unisce l’amante con l’amato, e perciò lo pone stabilmente accanto a quello.
                     Questa è la seconda proprietà dell’amore, e per comprenderla dobbiamo parlare un
                  po’ dei vari e diversi modi di unione. Ma non diremo niente delle unioni corporee, dal
                  momento che l’unione di cui qui trattiamo non è corporea bensì spirituale.
                     Conosciamo diversi tipi di unione spirituale: l’unione per adesione, per ricezione di
                  una forma, per passaggio dalla potenza all’atto, per presenza del Primo Principio, per
                  penetrazione,  per  ipostasi  (in  cui  due  nature  convengono  in  una  sola  persona);  ma
                  l’unione più alta di tutte ha luogo nell’essenza o natura divina, nella quale le tre Persone
                  sussistono in suprema unità. Trascuriamo questi tipi di unione, in quanto poco attinenti
                  al nostro tema.
                     Di questa unione dell’amante con l’amato parla Aristotele nell’Etica là dove dice:
                  «L’amico è un alter ego», e spiega così il motivo di tale unione: «È proprio degli amici
                  volere le stesse cose e non volere le stesse cose». Il nostro spirito, dunque, quando si
                  unisce a Dio con intimo amore, è un solo spirito con Lui nella conformità del volere.
                  Infatti  soltanto  l’amore  perfetto,  che  aderisce  perfettamente  a  Dio,  può  pregare  con
                  verità: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» [Mt 6,10]. E chi prega così,
                  prega  davvero  «in  spirito  e  verità»  [Gv  4,23],  come  la  Verità  stessa  ci  insegnò  nel
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