Page 37 - Teologia Mistica
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giungere dal mare del sensibile alla spiaggia dell’eterno — cioè dalle realtà carnali a
quelle spirituali — solo se il Signore lo chiama e gli gonfia la vela dell’animo con
segreti afflati, e può riposare stabilmente e saldamente nel porto divino solo grazie
all’amore.
Questa tesi, desunta dall’esempio addotto nella considerazione precedente, risulta
sufficientemente chiarita da quel che abbiamo detto. Infatti, avendo mostrato come non
si raggiunga il porto stabile in Dio con il solo sapere, rimane da dire che lo si raggiunge
in un altro modo, cioè con il sentimento d’amore. È grazie all’amore che noi ci uniamo
al nostro porto divino e ad esso aderiamo, come dice il profeta: «Il mio bene è aderire a
Dio» [Sal 72,28], e come anche è scritto: «Chi aderisce a Dio, è un unico spirito con
Lui» [1Cor 6,17].
La tesi poi risulta più chiara se teniamo presenti le proprietà dell’amore, delle quali
qui sarà sufficiente accennare a tre. L’amore rapisce, unisce, rende soddisfatti.
Innanzitutto l’amore rapisce verso l’amato e così produce l’estasi. In secondo luogo
l’amore congiunge con l’amato e ci fa diventare quasi una cosa sola con lui. In terzo
luogo l’amore basta a se stesso e non chiede altro che di amare. Di queste proprietà
svilupperemo qualcosa qui di seguito.
[CONSIDERAZIONE XXXVI]
La trentaseiesima considerazione spiega la forza dell’amore
quale si esplica nel rapimento e nell’estasi
nella loro rispettiva specificità,
e adduce l’esempio di Paolo e di un fenomeno naturale.
L’amore rapisce verso l’amato e produce l’estasi. Pertanto si chiama rapimento
l’elevazione della mente o di una potenza qualsiasi al di sopra delle potenze inferiori,
quando essa nel suo agire passa dalla potenza all’atto e le attività delle potenze inferiori
cessano o sono indebolite. Oppure, in altri termini, rapimento è il forte e ardente
passaggio dalla potenza all’atto di una potenza superiore, per cui quelle inferiori non
operano più o sono a tal punto indebolite e bloccate, da non riuscire più ad ostacolare
quella superiore nel suo agire.
Chiamiamo invece estasi una particolare specie di rapimento che avviene più
propriamente nella parte superiore dell’anima razionale (detta spirito, o mente, o
intelletto), quando la mente è tanto concentrata nel proprio atto che le potenze inferiori
cessano di agire, cosi che né la ragione né l’immaginazione né i sensi esterni — anzi, a
volte neppure le facoltà naturali della nutrizione, dell’accrescimento e del movimento
— possano estrinsecarsi nelle loro operazioni proprie.
Se dunque distinguiamo e poi confrontiamo tra loro il rapimento e l’estasi, notiamo
che il rapimento è di minore efficacia nel sospendere o impedire gli atti inferiori. Esso
però è riscontrabile in ogni potenza superiore ad un’altra, mentre l’estasi avviene
soltanto nella mente e, finché dura, non solo debilita, ma addirittura elimina gli atti delle
potenze inferiori.
Così Paolo, ad esempio, nel narrarci il suo rapimento parla dei due elementi che
rientrano nella descrizione dell’estasi: in primo luogo della potenza che sperimenta il
rapimento, vale a dire il terzo cielo dell’anima (e da quel che si è detto sopra sappiamo