Page 32 - Teologia Mistica
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La trentunesima considerazione suggerisce con l’esempio dei due figli
                                     a chi debba essere insegnata la teologia mistica.

                     La dottrina della teologia mistica va tenuta nascosta a molti tra i chierici o uomini di
                  cultura, o tra i sapienti o filosofi o teologi, ma può essere insegnata a moltissimi uomini
                  incolti e semplici che abbiano una fede viva: ecco la settima differenza, che concerne i
                  destinatari.
                     Il beato Dionigi più volte scongiura il suo discepolo Timoteo affinché nessuno degli
                  inesperti ascolti quelle cose. Per inesperti egli intende coloro che non hanno fede viva
                  (questa  teologia  infatti  è  destinata  a  chi  ha  una  fede  del  genere),  oppure  coloro  che,
                  gonfi di una vuota filosofia e vivendo nel male, calpestano con i loro piedi infangati ciò
                  di  cui  non  conoscono  il  sapore,  e  dilacerano  con  i  loro  denti  da  cane  quel  che  non
                  comprendono. Di loro parla la parabola evangelica: «Non date ciò che è santo ai cani e
                  non gettate le perle ai porci» [Mt 7,6].
                     Per  contro  i  semplici,  se  hanno  una  fede  viva,  possono  ascendere  all’amore  che
                  unisce a Dio. E come? Appunto con una forte contrizione che mortifica i sensi, mentre
                  Dio da parte sua li attira con i suoi precetti vincolanti e fa dimora presso di loro \ come
                  attesta Isaia: Dio prende riposo «nell’umile, in colui che è contrito e che trema davanti
                  alle sue parole» [Is 66,2]. Perciò nulla vieta di insegnare a costoro la teologia mistica,
                  che è amore e si conquista con l’amore — viceversa conviene tenerne lontani quelli che
                  si credono sapienti e che si affaticano senza casto amore in battaglie di parole, giacché
                  l’uomo carnale non sa gustare le cose di Dio.
                     Altrove, in un trattatello in lingua volgare, ho cercato di chiarire queste cose con un
                  esempio.  Prendiamo  due  figli  di  un  ottimo  padre.  L’uno  è  indiscretamente  curioso  e
                  cerca con astuzia di carpire dalle opere e dalle parole del padre che cosa egli pensi o
                  faccia, perché si diverte a parlarne e a discuterne con altri; peraltro odia il padre o non
                  obbedisce  affatto  ai  suoi  comandi.  L’altro  figlio  invece  è  di  ingegno  modesto,  e  del
                  padre suo non vuol sapere altro che questo: come piacergli ed obbedirgli in tutto. Quale
                  dei due figli l’ottimo padre amerà di più? Senza dubbio il secondo. Questi inoltre godrà
                  di  più  della  bontà  del  padre,  che  per  lui  ha  un  sapore  migliore  [di  tutto  il  resto].  E
                  certamente il padre si rivelerà e farà conoscere i propri segreti a costui, e lo insedierà
                  accanto a sé nella casa, perché è colui che lo ama di più. Invece l’altro lo diserederà, o
                  lo farà incarcerare o addirittura uccidere.



                                              [CONSIDERAZIONE XXXII]

                                 La trentaduesima considerazione mostra come la teologia
                                 mistica si differenzi molto dalla teologia logico-letteraria
                                        per diversità di fine e da quella speculativa
                                          per l’eventuale presenza di vizi in essa.

                     La  teologia  speculativa  o  logico-letteraria  si  distingue  dalla  teologia  mistica
                  soprattutto in questo: la prima può servire ai vizi, mentre la seconda mai, oppure molto
                  per accidens, come quando si abusa della speranza o della fede.
                     Questa  ottava  differenza,  che  deriva  dalla  qualità  [morale]  di  chi  coltiva  [tale
                  teologia], è stata espressa sinteticamente dall’Apostolo, che dice:  «La scienza gonfia,
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