Page 29 - Teologia Mistica
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compunzione che fa séguito [alla scoperta della verità]. Questa compunzione però trova
grandissima difficoltà in coloro che non sono esercitati e che hanno i sensi corrotti fin
dall’adolescenza. Infatti come la legna verde, piena di umore acqueo, fatica a ricevere il
calore del fuoco onde accendersi a somiglianza di esso, ma prima bisogna soffiare
molto sul fuoco, espellere quell’umidità e provocare l’evaporazione, così colui che è
destinato a ricevere in sé il calore dello Spirito santo e a passare, grazie ad esso, ad un
amore puro e pio, se non si è ancora prosciugato dai sentimenti cattivi dovrà all’inizio
sottoporsi a una analoga disciplina mediante la penitenza. Ecco perché Gregorio,
nell’omelia sul cieco, dice: «È con i gemiti della penitenza che si scacciano le vane
immagini della mente».
Capiremo meglio quanto sia necessaria questa penitenza iniziale se terremo presenti
le diverse definizioni che si possono dare della teologia mistica. La teologia mistica è un
dilatarsi dell’animo in Dio attraverso il desiderio d’amore. Oppure: la teologia mistica è
un movimento anagogico, un movimento cioè che eleva in alto verso Dio, attraverso un
amore ardente e puro. O altrimenti: la teologia mistica è una conoscenza sperimentale di
Dio che si ottiene attraverso l’abbraccio dell’amore unitivo. Altrimenti ancora: la
teologia mistica è la sapienza, cioè quella conoscenza di Dio piena di sapore che si
ottiene quando l’apice supremo della facoltà affettiva razionale si congiunge ed unisce a
lui nell’amore. Oppure, come dice il capitolo settimo dei Nomi divini di Dionigi: la
teologia mistica è una sapienza irrazionale, fuori di sé e stolta, ben più eccelsa di quanto
dicano coloro che la celebrano.
Comprenderemo maglio tutte queste descrizioni se prenderemo in considerazione le
molteplici differenze esistenti tra teologia speculativa e teologia mistica, che esporremo
qui di seguito.
[CONSIDERAZIONE XXIX]
La ventinovesimo considerazione parla delle differenze
tra teologia mistica e teologia speculativa,
e spiega con molti esempi in che cosa esse convergano.
Se consideriamo la teologia speculativa e la teologia mistica nelle loro caratteristiche
essenziali, notiamo che si distinguono per molti aspetti, mentre per molti altri
convergono.
La prima e principale differenza deriva dal soggetto o facoltà [in cui l’una e l’altra si
collocano]. Per quanto infatti ambedue risiedano nell’anima razionale, nondimeno, se
distinguiamo le facoltà dell’anima secondo la loro specificità, come si è fatto sopra, la
teologia speculativa risiede nella facoltà intellettiva, il cui oggetto è il vero, mentre la
teologia mistica risiede nella facoltà del sentimento, alla quale diamo per oggetto il
bene.
Da questa [prima] differenza ne ricaviamo una seconda, che deriva dall’oggetto.
Oggetto della teologia speculativa è il vero, mentre oggetto della teologia mistica è il
bene. Tuttavia la teologia mistica e la teologia speculativa — che possiamo chiamare
anche contemplazione — convergono in questo: entrambe risiedono nella parte
superiore dell’anima, e non nel solo senso o immaginazione, e neppure nella sola
ragione. Ora questa parte dell’anima, come si è detto in precedenza, è indicata con vari