Page 36 - Teologia Mistica
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speranza e la gioia, ora discende fino agli abissi per il timore e la tristezza:

                  Di qui le paure, le brame, i dolori, le gioie,

                  come dice il grande poeta.
                     Troppo bene ci accorgiamo di una cosa — e magari fossimo capaci di descriverla
                  altrettanto bene! —: il nostro nocchiero, cioè lo spirito razionale che «opera nelle vaste
                  acque» [Sal 106,23] dei pensieri e dei sentimenti, sballottato di qua e di là da queste
                  passioni  che soffiano da ogni parte senza legge  e senza ordine,  viene continuamente
                  strappato dal porto sicuro dell’eternità e non riuscirà mai a giungere alla spiaggia della
                  tranquilla contemplazione, se Gesù non passerà oltre il mare di Galilea e se lo spirito
                  stesso, sull’esempio dei figli di Zebedeo, non lo seguirà quando lo chiama, non senza
                  aver  previamente  abbandonato  le  reti  della  curiosità  mondana  e  la  nave  dei
                  ragionamenti naturali e persino il padre Zebedeo, cioè il tempo mutevole e fuggevole in
                  cui  nasciamo  —  Zebedeo infatti  significa  «cosa  fuggevole»,  «cosa  fluente».  Bisogna
                  che il nostro spirito si elevi al di sopra della mutevolezza del tempo, se vuole giungere
                  alla spiaggia dell’eternità e al porto della virtuosa e salda contemplazione, dove resterà
                  fisso, dove getterà l’ancora della speranza appesa alla nave della fede, dove nell’amore
                  aderirà totalmente alla solida roccia che è Dio, senza mai separarsene qualsiasi cosa la
                  confusa e sempre cangiante moltitudine dei desideri dei sensi e delle rappresentazioni
                  sensibili gli agiti o gli faccia volare intorno.
                     Questo esempio della nave e del porto non l’abbiamo inventato noi: ce l’ha proposto
                  il beato Dionigi, nel capitolo terzo dei Nomi divini. Abbiamo dunque riassunto in breve
                  cosa significhino anagogicamente le parole suddette del nostro evangelista. Il mare è la
                  sensibilità,  la  spiaggia  l’eternità,  i  venti  le  passioni,  i  pesci  o  i  rettili  i  desideri  e  le
                  rappresentazioni dei sensi, il pescatore è lo spirito, la nave è il ragionamento, le reti gli
                  studi  mondani,  Zebedeo  il  fluire  del  tempo,  i  servi  i  filosofi  di  questo  mondo,  la
                  chiamata di Gesù è l’attrazione divina; pescare poi significa ricercare e trovare le virtù
                  soprannaturali o divine.


                                                 [PARTE SETTIMA
                                     L’AMORE E LE SUE TRE PROPRIETÀ.
                                           IL RAPIMENTO E L’ESTASI]



                                             [CONSIDERAZIONE XXXV]

                                La settima parte principale, che va dalla trentacinquesimo
                                     considerazione fino alla quarantesima [esclusa],
                                        tratta dell’amore e delle sue tre proprietà,
                                           ed anche del rapimento e dell’estasi.
                                       La trentacinquesimo considerazione sostiene
                                  che l’anima razionale non può giungere al fine dovuto
                                         senza ispirazione divina e senza l’amore.

                     Lo  spirito  razionale,  come  nocchiero  spirituale  istruito  dalla  teologia  mistica,  può
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