Page 22 - Teologia Mistica
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nell’insegnamento —, non dispiaccia se li descriviamo singolarmente in primo luogo.
                     Vi sono tre termini generali, dei quali più di ogni altro mi sembra abbiano fatto uso
                  quelli  che  hanno  trattato  sistematicamente  della  contemplazione:  riflessione  [=
                  cogitatio],  meditazione,  contemplazione.  Questi  termini  talvolta  vengono  usati
                  promiscuamente,  come  se  significassero  tutti  la  medesima  cosa;  nondimeno  hanno
                  significati  ben  distinti,  che  alcuni  esprimono  in  termini  di  facilità  o  di  difficoltà,  di
                  utilità o inutilità. Così descrisse la riflessione il venerabile Riccardo nel suo libro sulla
                  contemplazione, dove ha chiarito fino in fondo questa materia, proseguendo l’opera del
                  suo  maestro  Ugo:  «La  riflessione  è  uno  sguardo  trascurato  dell’anima,  esposto  al
                  fuorviamento. La meditazione è uno sguardo accorto dell’anima, potentemente rivolto
                  alla conoscenza o alla ricerca della verità. La contemplazione è uno sguardo dell’animo
                  penetrante e libero, cioè agevole, sempre rivolto a penetrare le realtà spirituali, elevato
                  nell’osservazione delle cose divine».
                     La riflessione dunque vaga e serpeggia senza fatica e senza frutto. La meditazione si
                  sforza e mantiene una direzione con fatica e con frutto. La contemplazione vola in alto e
                  tutto  intorno  senza  fatica  e  con  frutto.  Nella  riflessione  c’è  fuorviamento,  nella
                  meditazione ricerca, nella contemplazione ammirazione.
                     Diversi autori poi distinguono in vari modi le diverse specie di contemplazione, ma
                  qui non è il caso di parlarne dettagliatamente. Ritengo comunque che si debba indagare
                  come mai sia nella riflessione sia nella contemplazione vi sia tanta facilità, e difficoltà
                  invece  nella  meditazione.  Io  non  ricordo  di  aver  mai  letto  qualcosa  di  esplicito  al
                  riguardo: eppure il tema è assai degno di considerazione.



                                              [CONSIDERAZIONE XXII]

                                     La ventiduesima considerazione espone il motivo
                                               per cui la riflessione è facile.

                     La riflessione è facile perché si forma immediatamente o da sensazioni presenti o da
                  immagini che ci vengono incontro senza ordine, e non si sforza di andare oltre.
                     Infatti noi conduciamo per ogni dove i nostri sensi con grande facilità, ora di qua ora
                  di là, non appena ci troviamo di fronte a degli oggetti; così pure non è affatto difficile
                  che ci imbattiamo in immagini di ogni specie, perché esse vagano e ci si presentano
                  anche contro la nostra volontà: ecco il motivo per cui la riflessione,  che si forma da
                  quelle immagini e ne dipende, non incontra alcuna difficoltà.
                     Constatiamo  che  i  fanciulli  e  gli  uomini  oziosi  cercano  diletto  in  tali  riflessioni,
                  perché non comportano alcuna fatica mentale, ma a riguardo di esse ha detto il vero la
                  parola profetica:  «Il Signore conosce le  cogitationes  dell’uomo, che sono vane»  [Sal
                  93,11]. Sono vane perché mancano di un fine e assomigliano ai sogni. Infatti non sono
                  ordinate ad alcun fine utile, anzi spesso l’uomo che in esse abbia cercato diletto rimane
                  triste.



                                              [CONSIDERAZIONE XXIII]
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