Page 16 - Teologia Mistica
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atti che può comandare [ad altre facoltà], si chiama facoltà organizzatrice o esecutiva.
                  Se è volontà di eseguire quel che si è già scelto si chiama proposito; l’inclinazione a
                  tradurre in atto il proposito si chiama coscienza [morale], ma forse è meglio dire che la
                  coscienza comporta simultaneamente il giudizio [sulla cosa da fare] e la concomitante
                  propensione [a realizzarla].
                     Se poi consideriamo questa tendenza o appetito razionale dal punto di vista di ciò che
                  la muove, la chiameremo col  nome generale di  tendenza affettiva razionale o affetto
                  razionale;  se  riguarda  il  bene  o  il  male  conosciuti  in  quanto  tali  dalla  ragione,  la
                  chiameremo  concupiscibile;  e  qualora  il  bene  o  il  male  si  presentino  ardui,  la
                  chiameremo irascibile. Va detto però che secondo Aristotele e i suoi seguaci queste due
                  potenze, la irascibile e la concupiscibile, propriamente si radicano nella sola sensibilità.
                  In ogni caso Agostino e i teologi usano questi termini in un’accezione diversa.



                                               [CONSIDERAZIONE XVI]

                              La sedicesima considerazione afferma che la tendenza dei sensi
                                   appartiene non solo agli uomini ma anche alle bestie.

                     La tendenza o appetito animale o dei sensi è la potenza affettiva dell’anima che viene
                  mossa immediatamente soltanto da ciò che percepiscono i sensi.
                     L’avverbio «soltanto» è stato aggiunto per non restare condizionati dalla controversia
                  se la tendenza razionale o volontà possa essere mossa immediatamente dalla conoscenza
                  sensibile solo dietro deliberazione della ragione — controversia che può essere risolta
                  col sì o col no.
                     Anche  questa  tendenza  o  appetito  animale  si  può  suddividere  in  irascibile  e
                  concupiscibile, per quei motivi oggettivi testé enunciati.
                     Oltre  a  questa  tendenza  alcuni  sembrano  affermare  l’esistenza  anche  di  un  senso
                  naturale del bene o del male, grazie al quale riescono a spiegare molti mirabili effetti di
                  fuga o di ricerca di questa o quella cosa — quali è dato riscontrare tra gli esseri animati
                  —  che  non  si  possono  spiegare  con  l’intervento  dell’attività  percettiva  dei  sensi:  ad
                  esempio il drizzarsi e il vibrare dei peli in presenza di un nemico nascosto (ciò che non
                  succede  in  presenza  di  un  amico  [pure  nascosto]);  la  condotta  della  formica  che,
                  prevedendo il futuro inverno, accumula un gran mucchio di grano; e così dicasi di molti
                  altri innumerevoli fenomeni.
                     Perché meravigliarsi che i corpi degli animali siano condotti verso i propri fini da
                  istinti  o  impulsi  segreti,  quando  anche  in  altri  esseri  corporei  meno  perfetti  e  meno
                  organizzati troviamo  tante mirabili  attrazioni naturali al  conseguimento  dei  loro fini?
                  Senza  dire  delle  moltissime  attrazioni  reciproche  di  cui  ignoriamo  il  fine:  si  pensi
                  all’attrazione del ferro verso il magnete, del mare verso la luna e di altri elementi verso
                  altri.
                     Ora questo senso naturale, che con altra espressione si può chiamare legge di natura,
                  o inclinazione naturale, o orientamento impresso dall’Intelligenza Infallibile, si trova in
                  ogni cosa. Noi lo abbiamo già sostenuto e continuiamo a sostenerlo.
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