Page 15 - Teologia Mistica
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[CONSIDERAZIONE XIV]
La quattordicesima considerazione tratta specificamente
della sinderesi della mente, spiega come essa
tenda al bene conosciuto e ne elenca i vari nomi.
La sinderesi è la facoltà appetitiva dell’anima che riceve senza mediazione da Dio
una certa inclinazione naturale al bene, grazie alla quale è attirata a seguire la mozione
del bene presentatole dall’intelletto semplice che lo ha còlto.
Infatti la sinderesi si comporta nei confronti del bene-fine, che le viene mostrato in
modo puro e non frammisto ad alcuna malizia, nello stesso modo in cui l’intelletto si
comporta nei confronti della verità, cioè del vero primo e sicuro. Come l’intelletto
semplice non può dissentire da quelle verità [cioè dai princìpi primi del vero], una volta
conosciuto il significato dei termini, così la sinderesi non può non volere esplicitamente
i princìpi primi del bene morale, non appena le vengano mostrati dall’intelletto. Alla
questione se possa non volerli implicitamente, cioè mantenersi sospesa, l’opinione
comune risponde di sì.
Tenendo presente tutto questo, possiamo usare in tre diverse accezioni la parola
«sinderesi»: o in quella di inclinazione [al bene] la cui natura può essere spiegata nei
due modi che abbiamo proposto parlando della natura dell’intelletto semplice; oppure
nell’accezione di atto di questa facoltà appetitiva conseguente all’apprendimento dello
stesso intelletto semplice; oppure, infine, in quella di habitus generato dalla ripetizione
degli atti. Analogamente la parola «intelletto» può indicare la facoltà, il suo atto o
l’habitus prodotto dagli atti.
Ma chiamiamo la sinderesi anche con altri nomi: habitus pratico dei princìpi,
scintilla dell’intelletto — a motivo di un certo suo slanciarsi ardente verso il bene —,
parte verginale dell’anima, stimolo naturale verso il bene, apice della mente, istinto
indistruggibile, o con qualche nome diverso — come quello di cielo primo tra le facoltà
del sentimento —, analogamente a quel che abbiamo ricordato a proposito della facoltà
cognitiva sopra menzionata.
[CONSIDERAZIONE XV]
La quindicesima considerazione delimita il significato
della parola «tendenza» [= appetito]
e la prende nel senso di tendenza razionale.
La tendenza [o appetito] razionale è la potenza affettiva dell’anima che viene mossa
immediatamente da ciò che la ragione apprende nella sua attività cognitiva.
Questa tendenza si chiama volontà se la si considera dal punto di vista della
possibilità o impossibilità [dei suoi oggetti]; si chiama libertà se la si considera dal
punto di vista della modalità del suo atto; se invece la si considera dal punto di vista dei
suoi oggetti concreti (e non da quello dei fini cui può tendere o dei suoi oggetti
possibili) si chiama scelta o facoltà selettiva; considerata infine dal punto di vista degli