Page 10 - Teologia Mistica
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comunicano l’un l’altro con dotto ragionamento! «Infuocato è il tuo eloquio — dice il
salmista — e il tuo servo lo ha amato» [Sal 118,140].
Chi mai, infatti, si è avvicinato al fuoco senza che le sue vesti non ne restassero
bruciate o almeno riscaldate?
Un secondo frutto è per coloro che, ascoltando l’esposizione di questa dottrina,
potrebbero infiammarsi ulteriormente nell’amore di Dio già nato in essi, anche se il
cuore di chi la spiega è freddo — come, ascoltando la voce di una gazza, che non sa
quel che dice, uno potrebbe formarsi dei concetti esattamente come colui che ascolta le
parole proferite da un essere umano.
È accertato che molti hanno devozione «ma non secondo scienza» [Rm 10,2]:
costoro sono senza dubbio assai inclini a sbagliare, ancor più delle persone non
religiose, se non si decidono a conformare i propri sentimenti al canone della legge di
Cristo, ma invece si intestardiscono nelle proprie opinioni e trascurano di ricorrere al
consiglio di altri. Ce lo ha fatto sperimentare il caso dei begardi e dei turlupini, i quali,
seguendo i propri sentimenti senza regola e senza ordine, e messa da parte la legge di
Cristo, furono condotti dalla loro tremenda presunzione a sostenere che l’uomo, quando
sia giunto alla tranquilla pace dello spirito, è libero dall’osservanza dei divini
comandamenti. Questa pace era prodotta in loro dal demonio «che si maschera da
angelo di luce» [2Cor 11,14], giacché egli cerca di scimmiottare quella pace che
l’Apostolo diceva «sorpassare ogni intelligenza» [Fil 4,7].
Per confutare e bene indirizzare tali persone abbiamo bisogno di uomini che si
affatichino sui libri di chi ebbe devozione «secondo scienza» [Rm 10,2]. Vorrei però
ammonirli a non condannare troppo precipitosamente le persone devote semplici per i
loro sentimenti che destano stupore, a meno che non trovino in loro qualcosa di
chiaramente contrario alla fede e ai buoni costumi; piuttosto venerino in silenzio ciò che
non riescono a capire, tenendo in sospeso la propria sentenza oppure sottoponendola al
vaglio di esperti in materia. Giacché vi sono uomini più esperti, provvisti di entrambe le
scienze, quella dell’intelletto e quella del sentimento, e tali furono Agostino, Ugo,
Bonaventura, Guglielmo di Parigi, san Tommaso ed assai pochi altri; più avanti
cercheremo di spiegare il perché della loro rarità.
Abbiamo aggiunto nella tesi: «a condizione che prestino fede a quanto in esse è
detto»; in caso contrario, proprio mentre scrutano quelle pie scritture, «sarebbero privi
del giusto criterio» [Sal 63,7], andrebbero a finire nei lacci dell’incredulità e, avvolti
dalle tenebre più dense, diventerebbero ciechi.
[PARTE SECONDA
LA NATURA DELL’ANIMA RAZIONALE E LE SUE SEI POTENZE]
[CONSIDERAZIONE IX]
La seconda parte principale, dalla nona considerazione
fino alla diciassettesima [esclusa],
tratta della natura dell’anima razionale