Page 52 - Il combattimento spirituale
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Perciò tu, piena di gioioso stupore, vedendoti così altamente apprezzata e amata da Dio e
conoscendo che egli con il suo amore onnipotente altro non intende né vuole da te che attirare in sé
tutto il tuo amore, allontanati prima da tutte le creature e poi anche da te stessa che sei creatura, e
offriti tutta al tuo Signore in olocausto: da questo momento in poi il solo suo amore e beneplacito
divino muovano l’intelletto, la volontà, la tua memoria, e reggano i tuoi sensi.
Vedendo poi che nessuna cosa possa produrre in te effetti così divini come il ricercarlo degnamente
nel santissimo sacramento dell’altare, a tale scopo apri il cuore al Signore con le seguenti preghiere
giaculatorie e aspirazioni amorose: O cibo sovraceleste! Quando suonerà quell’ora in cui io mi
sacrifichi tutta a te non con altro fuoco che quello del tuo amore? Quando, quando, o Amore
increato? O pane vivo! Quando io vivrò solamente in te, per te e con te? Quando, vita mia, vita
bella, gioconda ed eterna? O manna celeste! Quando, infastidita io di qualunque altro cibo terreno,
te solo bramerò e di te solo mi pascerò? Quando sarà, dolcezza mia? Quando, unico mio bene?
Signore mio amoroso e onnipotente, libera ormai questo misero cuore da ogni attaccamento e da
ogni viziosa passione; ornalo delle tue sante virtù e di quella pura intenzione di fare ogni cosa
solamente per piacere a te. A questo modo verrò io ad aprirti il cuore, ti inviterò e ti farò dolce
violenza perché vi entri: per cui tu, o Signore, senza resistenza opererai poi in me quegli effetti che
hai sempre desiderati. E in questi amorosi affetti ti potrai esercitare la sera e la mattina per la
preparazione alla comunione.
Avvicinandosi quindi il tempo della comunione, pensa a che cosa stai per ricevere: il Figliuolo di
Dio d’incomprensibile maestà, davanti alla quale tremano i cieli e tutte le potestà. Il Santo dei santi,
lo specchio senza macchia e la purezza incomprensibile, al cui confronto nessuna creatura è monda.
Colui che come verme e feccia della plebe (cfr. SI 22,7) per amor tuo volle essere rifiutato
calpestato, deriso, sputacchiato e crocifisso dalla malizia e dalla iniquità del mondo.
Dico che stai per ricevere Dio, nelle cui mani è la vita e la morte di tutto l’universo Che tu al
contrario, in te stessa, sei un niente e che per il tuo peccato e la tua malizia ti sei fatta inferiore a
qualunque vilissima e immonda creatura irrazionale, degna di essere confusa e derisa da tutti i
demoni infernali. E dico che invece di aver gratitudine per tanti immensi e innumerevoli benefici,
nei tuoi capricci e nelle tue voglie hai disprezzato un tanto e tale alto amorevole Signore e hai
oltraggiato il suo prezioso sangue. Che con tutto ciò, nella sua perpetua carità e nella sua
immutabile bontà, egli ti chiama alla sua divina mensa e talora ti costringe con minacce di morte
perché ci vada. Né ti chiude la porta della sua pietà e nemmeno ti volta le sue divine spalle, benché
tu per natura sia lebbrosa, zoppa, idropica, cieca, indemoniata e ti sia data a molti fornicatori.
Questo solo il Signore vuole da te.
Primo: che ti dolga di averlo offeso.
Secondo: che sopra ogni altra cosa abbia in odio il peccato sia grave che leggero.
Terzo: che tutta ti offra e ti abbandoni, con l’affetto sempre e con i fatti nelle occasioni, alla sua
volontà e all’obbedienza a lui.
Quarto: che speri poi e abbia ferma fede che egli ti perdonerà, ti farà monda e ti guarderà da tutti i
tuoi nemici.
Confortata da quest’amore ineffabile del Signore, ti avvicinerai poi per comunicarti con un timore
santo e amoroso dicendo: Signore, non sono degna di riceverti per tante e tante volte in cui ti ho
offeso gravemente, né ho ancora pianto come devo l’offesa tua. Signore, non sono degna di
riceverti, perché non sono affatto monda dagli affetti ai peccati veniali. Signore, non sono degna di
riceverti, perché ancora non mi sono data sinceramente al tuo amore, alla tua volontà e
all’obbedienza a te. Signore mio onnipotente e infinitamente buono, in virtù della tua bontà e della
tua parola fammi degna di riceverti con questa fede, amor mio.
Dopo esserti comunicata, rinchiuditi subito nel segreto del tuo cuore e, dimentica di qualunque cosa
creata, ragiona con il tuo Signore in questo modo o in uno simile: O altissimo re del cielo! Chi ti ha
condotto dentro di me, che sono miserabile, povera, cieca e ignuda?. Ed egli ti risponderà:
L’amore. E tu replicando dirai: O Amore increato! O Amore dolce! Che cosa vuoi tu da me?. Egli ti
dirà: Non altro che amore. Né altro fuoco voglio che arda sull’altare del tuo cuore, nei tuoi
sacrifici e in tutte le tue opere che il fuoco del mio amore che, consumando ogni altro amore e ogni