Page 48 - Il combattimento spirituale
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ferito come da tante frecce infuocate d’amore. Questo cuore, per tanti tormenti di cui ho parlato e
            per  altri  quasi  infiniti  a  noi  sconosciuti,  ben  si  potrebbe  dire  che  fosse  un  amoroso  inferno  di
            volontarie pene, come scrive un’anima devota, che con santa semplicità soleva così chiamarlo (Il
            testo è preso dal libro della beata Camilla Battista da Varano, Dolori mentali di Cristo, Il secondo
            dolore, Parigi 1660, p. 282, ndr).
            Figliuola,  se  consideri  bene  la  causa  di  tutti  i  suddetti  dolori  sopportati  dal  nostro  crocifisso
            Redentore e Signore, altro non troverai che il peccato.
            La conseguenza chiara è questa: il vero principale compatimento e il rendimento di grazie che egli
            da noi ricerca e che in maniera indicibile gli dobbiamo, consistono nel dolerci puramente per amor
            suo dell’offesa a lui arrecata, nell’odiare sopra ogni odio il peccato e nel combattere generosamente
            contro tutti i suoi nemici e le nostre cattive inclinazioni. E noi, spogliatici dell’uomo vecchio e delle
            sue  opere,  ci  vestiamo  dell’uomo  nuovo  (cfr.  Ef  4,20-24)  ornando  l’animo  nostro  delle  virtù
            evangeliche.

                                                     CAPITOLO LII

                               I frutti che si possono trarre dalla meditazione del Crocifisso.
                                               L’imitazione delle sue virtù

            Fra gli altri frutti, e sono molti, che devi trarre da questa santa meditazione, l’uno sia che non solo ti
            addolori dei tuoi peccati passati, ma ti affligga anche perché in te vivono disordinate passioni che
            hanno posto in croce il tuo Signore.
            L’altro è che gli chieda perdono delle tue colpe e la grazia del perfetto odio di te stessa per non
            offenderlo più, anzi per amarlo e servirlo perfettamente per l’avvenire in ricompensa di tanti affanni
            sofferti per te: il che senza quest’odio santo non si può fare.
            Il terzo è che tu con efficacia perseguiti a morte ogni tua cattiva inclinazione benché piccola.
            Il quarto è che con ogni possibile sforzo cerchi di imitare le virtù del Salvatore che ha patito non
            solo  per  redimerci  soddisfacendo  per  le  nostre  iniquità,  ma  anche  per  darci  l’esempio  onde  noi
            seguiamo le sue sante orme (cfr. 1 Pt 2,2 1).
            Qui ti propongo un modo di meditare che ti servirà a questo scopo. Per esempio: desiderando tu
            dunque di conquistare la pazienza per imitare il tuo Cristo, considera i seguenti punti.
            Primo: quello che l’anima di Cristo, durante la sua passione, fa verso Dio.
            Secondo: quello che Dio fa verso l’anima di Cristo.
            Terzo: quello che l’anima di Cristo fa verso se stessa e verso il suo sacratissimo corpo.
            Quarto: quello che Cristo fa verso di noi.
            Quinto: quello che noi dobbiamo fare verso Cristo.
            Considera dunque in primo luogo come l’anima di Cristo, stando tutta intenta in Dio, stupisce nel
            vedere che quell’infinita incomprensibile grandezza al cui confronto tutte le cose create sono come
            un puro niente, è sottoposta (stando però immobile nella sua gloria) a sopportare in terra trattamenti
            indegnissimi per l’uomo, da cui non ha ricevuto altro che infedeltà e ingiurie; e considera come
            l’adora, la ringrazia e tutta le si offre.
            Secondo. Guarda in seguito cosa Dio fa verso l’anima di Cristo; come vuole e la spinge a sostenere
            per  noi  gli  schiaffi,  gli  sputi,  le  bestemmie,  i  flagelli  le  spine  e  la  croce,  scoprendole  il  suo
            compiacimento di vederla tutta ricolmata di ogni sorta di obbrobri e di afflizioni.
            Terzo. Da questo passa all’anima di Cristo. Pensa come, con il suo intelletto tutto lume scorgendo
            quanto  sia  grande  in  Dio  questo  compiacimento  e  con  l’affetto  tutto  fuoco  amando  sua  divina
            Maestà sopra ogni misura, sia per l’infinito suo merito sia per gli obblighi immensi che aveva verso
            di  essa,  essendo  dalla  suddetta  Maestà  invitata  a  patire  per  nostro  amore  e  per  nostro  esempio,
            contenta e lieta si dispone a obbedire prontamente alla sua santissima volontà. E chi può penetrare
            dentro quei profondi desideri, che di ciò aveva quell’anima purissima e amorosissima? Quivi ella si
            trova quasi in un labirinto di travagli, cercando sempre e non trovando come vorrebbe nuovi modi e
            nuove  vie  di  patimenti.  E  perciò  liberamente  dà  tutta  se  stessa  e  le  sue  innocentissime  carni  al
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