Page 47 - Il combattimento spirituale
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Per indurti alla speranza, considera che in questo stato di tanta calamità è caduto un Signore così
            grande per estinguere il peccato e liberarti dai lacci del demonio e delle tue colpe particolari; per
            renderti  propizio  il  suo  eterno  Padre  e  per  darti  fiducia  di  ricorrere  a  lui  in  ogni  tuo  bisogno.
            Allegrezza sentirai passando dalle sue pene ai loro effetti, e cioè considerando che per mezzo di
            quelle Gesù purifica i peccati di tutto il mondo, placa l’ira del Padre, confonde il principe delle
            tenebre, uccide la morte e riempie le sedie angeliche. Inoltre muoviti ad allegrezza per la gioia che
            ne riceve la santissima Trinità con Maria Vergine e la chiesa trionfante e militante.
            Per incitarti all’odio dei tuoi peccati, applica a questo solo fine tutti i punti che mediterai come se il
            Signore non avesse patito per altro scopo che per indurti all’odio delle tue cattive inclinazioni, e di
            quella appunto che ti domina di più e più dispiace alla sua divina bontà.
            Per muoverti a meraviglia, considera qual cosa può essere maggiore di questa: vedere il Creatore
            dell’universo, che dà vita a tutte le cose, perseguitato a morte dalle creature; vedere conculcata e
            umiliata la Maestà suprema, condannata la giustizia, sputacchiata la bellezza di Dio. Vedere odiato
            l’amore del Padre celeste; vedere ridotta in potere delle tenebre quella luce increata e inaccessibile;
            veder  reputata  disonore  e  vituperio  del  genere  umano  e  inabissata  nell’estrema  miseria  la  stessa
            gloria e felicità.
            Per  compassionare  il  tuo  addolorato  Signore,  oltre  a  meditare  le  sue  pene  esteriori,  penetra  col
            pensiero in altre senza paragone maggiori che internamente lo tormentavano. Che se per quelle ti
            affliggerai, sarebbe strano se per queste il tuo cuore non si spezzasse per il dolore.
            L’anima di Cristo vedeva l’essenza divina come ora la vede in cielo; la conosceva degnissima oltre
            misura di ogni onore e di ogni servizio e a questo, per il suo ineffabile amore verso Dio, desiderava
            che tutte le creature si dedicassero con tutte le loro forze. Perciò vedendola, al contrario, in modo
            così  assurdo  offesa  e  disprezzata  per  le  infinite  colpe  e  abominevoli  scelleratezze  del  mondo,
            l’anima di Cristo era nello stesso tempo trafitta da infinite punture di dolore. Queste tanto più lo
            tormentavano, quanto maggiore era il suo amore e il desiderio che così alta Maestà fosse da tutti
            onorata e servita.
            E come la grandezza di questo amore e di questo desiderio non si può capire, così non vi è chi possa
            arrivare a conoscere quanto acerba e grave fosse l’afflizione interna del crocifisso Signore. Inoltre
            amando egli indicibilmente tutte le creature, nella misura di questo amore si addolorò sopra ogni
            dire per tutti i loro peccati a causa dei quali stavano per separarsi da lui: infatti per ogni peccato
            mortale  che  avevano  e  avrebbero  fatto  tutti  gli  uomini  che  furono  e  saranno,  tante  volte  quante
            ciascuno  peccava  altrettante  Cristo  si  separava  dal  Padre  con  il  quale  era  congiunto  per  amore.
            Separazione tanto più dolorosa di quella delle membra corporali allorché si disgiungono dal loro
            luogo naturale, quanto più l’anima, essendo puro spirito e maggiormente nobile e perfetta del corpo,
            era capace di dolore.
            Fra queste sofferenze a causa delle creature fu acerbissima quella provata dal  Signore per tutti i
            peccati dei dannati i quali, non potendo mai più riunirsi a lui, stavano per patire eterni incomparabili
            tormenti. E se l’anima, intenerita per il suo caro Gesù, passerà più avanti con il pensiero, troverà da
            compatire in lui pene anche troppo gravi non solo per i peccati commessi, ma per quelli ancora che
            non furono mai commessi: infatti non vi  è dubbio che nostro Signore a prezzo dei suoi preziosi
            travagli ci guadagnò il perdono di quelli e la preservazione da questi.
            Figliuola,  non  ti  mancheranno  altre  considerazioni  per  dolerti  delle  torture  del  tuo  Crocifisso.
            Questo perché non c’è stato né ci sarà mai dolore alcuno in qualsiasi creatura ragionevole, che egli
            non abbia sentito in se stesso. Le ingiurie e le tentazioni, le infamie, le penitenze, ogni angustia e
            travaglio di tutti gli uomini del mondo tormentarono l’anima di Cristo più vivamente di quanto non
            tormentassero quegli stessi che le patirono. Infatti il pietosissimo nostro Signore vide perfettamente
            e nella sua immensa carità volle compatire e imprimere nel suo cuore tutte le loro grandi e piccole
            afflizioni dell’anima e del corpo, persino un minimo dolore di testa e una puntura d’ago.
            Però non c’è chi possa spiegare quanto lo accorarono le pene della sua santissima madre: in tutti i
            modi e per tutti i motivi per cui il Signore si addolorò e patì, altrettanto in tutti si addolorò e patì la
            Vergine  santa  in  maniera  acerbissima  benché  non  così  intensamente.  E  gli  stessi  suoi  dolori
            rinnovarono al suo benedetto Figliuolo le piaghe interne al punto tale che il suo dolcissimo cuore fu
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