Page 51 - Il combattimento spirituale
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tua ingratitudine e della tua poca fede, avvicinati a lui con fiducia dandogli largo spazio nel cuore
perché ne diventi padrone assoluto. E soltanto allora gli darai largo spazio, quando da questo cuore
manderai via qualunque affetto per le creature, chiudendolo dopo perché non vi entri altro che il tuo
Signore.
Ricevuta la comunione, ritirati subito nel segreto del tuo cuore: avendolo prima adorato, con ogni
umiltà e riverenza ragiona mentalmente così con il tuo Signore: Tu vedi, unico mio bene, quanto
facilmente io ti offenda e quanto prevalga contro di me questa passione da cui non posso liberarmi
da solo. Però questa battaglia è principalmente tua e da te solo spero la vittoria, benché a me spetti
ancora combattere. Rivolta poi all’eterno Padre, per rendimento di grazie e per la vittoria di te
stessa offrigli il suo benedetto Figliuolo, che egli ti ha dato e che già tieni dentro di te. Combattendo
generosamente contro la suddetta passione, con fede aspetta la vittoria da Dio: anche se la ritardasse
essa non ti mancherà, se da parte tua tu farai quanto potrai.
CAPITOLO LV
Come ci dobbiamo preparare alla comunione per eccitare in noi l’amore
Per stimolarti con questo sovraceleste sacramento ad amare il tuo Dio, ti volgerai col pensiero
all’amore suo verso di te meditando dalla sera precedente su questo punto: come quel grande e
onnipotente Signore, non contento di averti creata a sua immagine e somiglianza (cfr. Gn 1,26), non
contento di aver mandato in terra il suo unigenito Figliuolo a patire trentatré anni per le tue iniquità,
a sopportare asprissimi travagli e la penosa morte di croce per redimerti, volle anche lasciartelo per
tuo cibo e per tua utilità nel santissimo sacramento dell’altare.
Considera bene, figliuola, le incomprensibili superiorità di questo amore: esse lo rendono
perfettissimo e singolare in tutte le sue parti.
Primo. Perché se miriamo al tempo, il nostro Dio ci ha amati perpetuamente e senza alcun principio;
e quanto egli è eterno nella sua divinità, tanto ancora eterno è il suo amore con cui prima di tutti i
secoli fu stabilito nella sua mente di darci il suo Figliuolo in questa maniera meravigliosa. Perciò
giubilandone a causa dell’interna letizia, così potrai dire: Dunque in quell’abisso di eternità la mia
piccolezza era tanto stimata e amata dal sommo Dio, che egli pensava a me e con sentimenti di
carità ineffabile bramava di darmi in cibo il suo stesso Figliuolo?.
Secondo. Inoltre tutti gli altri amori, anche se grandi, hanno qualche termine né possono estendersi
più in là, ma solo questo di nostro Signore è senza misura. E volendo perciò soddisfare in pieno se
stesso, egli ha dato il proprio Figliuolo uguale a lui nella maestà infinita, di una stessa sostanza e
natura. Per cui tanto è l’amore quanto il dono e tanto il dono quanto l’amore; l’uno e l’altro sono
così grandi, che nessun intelletto può immaginare grandezza maggiore.
Terzo. Dio non è stato spinto ad amarci da alcuna necessità o forza, ma unicamente la sua intrinseca
naturale bontà l’ha mosso a tale e tanto incomprensibile affetto verso di noi.
Quarto. Non ha potuto precedere nessun’opera oppure merito nostro perché quell’immenso Signore
mostrasse verso la nostra meschinità un amore tanto eccessivo, ma per sua sola liberalità egli si è
donato completamente a noi indegnissime sue creature.
Quinto. E se ti rivolgi col pensiero alla purezza di questo amore, vedrai che non è mescolato a
interesse alcuno come gli amori mondani: infatti nostro Signore non ha bisogno dei nostri beni,
essendo egli senza di noi felicissimo e gloriosissimo in se stesso. Perciò la sua ineffabile bontà e
carità sono state puramente effuse in noi non per suo, ma per nostro beneficio.
Pensando bene a questo, tu dirai fra te medesima: Com’è possibile che a un Signore tanto sublime
stia a cuore una creatura cosi vile? Che vuoi tu, re di gloria; cosa aspetti da me, che non sono altro
che un po’ di polvere? Dio mio, nella luce della tua ardente carità io scorgo bene che tu hai un solo
disegno capace di scoprirmi più chiaramente la purezza del tuo amore verso di me, poiché ti doni a
me tutto in cibo non per altro che per trasformarmi tutta in te. E questo non perché tu abbia
bisogno di me, ma perché, vivendo tu in me e io in te, diventi te stesso per unione amorosa, e della
viltà del mio cuore terreno si faccia con te un solo divino cuore.