Page 42 - Il combattimento spirituale
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sovrammirabilí attributi, cioè per la sua bontà, maestà, sapienza, bellezza e per altre sue infinite
            perfezioni,  è  sovradegnissimo  di  essere  servito  e  onorato.  Considera  che  egli  per  servire  te,  ha
            penato e faticato trentatré anni; ha medicato e sanato le tue fetide piaghe avvelenate dalla malignità
            del  peccato  non  con  olio  e  vino  e  stracci  di  panno,  ma  con  il  prezioso  liquore  uscito  dalle  sue
            sacratissime vene e con le sue carni purissime lacerate dai flagelli, dalle spine e dai chiodi. E pensa
            inoltre quanto sia importante questo servizio, poiché veniamo a farci padroni di noi stessi, superiori
            al demonio e figli dello stesso Dio.
            Secondo: deve essere in te una viva fede e una viva fiducia che il Signore voglia darti tutto ciò che ti
            necessita per il suo servizio e per il tuo bene. Questa santa confidenza è il vaso che la misericordia
            divina riempie dei tesori delle sue grazie: quanto più esso sarà grande e capace, tanto più ricca fluirà
            l’orazione  nel  nostro  intimo.  E  come  l’immutabile  onnipotente  Signore  potrà  mancare  di  farci
            partecipi dei suoi doni, avendoci egli stesso comandato di chiederli (cfr. Mt 7,7-11) e promettendoci
            anche il suo Spirito se lo richiederemo con fede e perseveranza (cfr. Lc 11,9-13; Gv 14,16s e 26;
            16,7-11 e 13s; 2Cor 1,21s)?
            Terzo: ti devi accostare all’orazione con l’intenzione di volere la sola volontà divina e non la tua,
            così nel domandare come nell’ottenere quel che domandi. Cioè tu devi muoverti a pregare perché
            Dio  lo  vuole  e  devi  desiderare  d’essere  esaudita  in  quanto  egli  pure  così  voglia.  Insomma
            l’intenzione tua dev’essere di congiungere la volontà tua con la divina e non di tirare alla tua quella
            di  Dio.  E  questo  perché,  essendo  la  tua  volontà  infetta  e  guasta  per  l’amor  proprio,  ben  spesso
            sbaglia né sa quello che domanda; invece la divina è sempre congiunta a bontà ineffabile né può mai
            sbagliare. Quindi  essa  è  regola e regina di  tutte le altre volontà  e merita e vuole da tutte essere
            seguita e obbedita: perciò si devono domandare sempre cose conformi al divino volere e, dubitando
            che alcuna tale non sia, la domanderai a condizione di volerla se vuole il Signore che tu l’abbia. E
            quelle  che  sai  con  certezza  che  gli  piacciono,  come  ad  esempio  le  virtù,  le  richiederai  più  per
            soddisfare e servire a lui che per altro fine o motivo sia pure spirituale.
            Quarto: all’orazione devi andare ornata di opere corrispondenti alle domande e dopo l’orazione ti
            devi affaticare sempre più per farti degna della grazia e delle virtù che desideri. Infatti l’esercizio
            dell’orazione  dev’essere  talmente  accompagnato  dall’esercizio  di  superare  noi  stessi,  che  l’uno
            segua con ordine l’altro; altrimenti il domandare qualche virtù e non adoperarsi per averla sarebbe
            piuttosto un tentare Dio che altro.
            Quinto: alle domande devono precedere per lo più i ringraziamenti per i benefici ricevuti, in questo
            o in un modo simile: Signore mio, che per tua bontà mi hai creata e redenta e tante innumerevoli
            volte che io stessa non conosco mi hai liberata dalle mani dei miei nemici, soccorrimi adesso e non
            mi negare quello che io ti chiedo benché ti sia stata sempre ribelle e ingrata. E se stai per chiedere
            qualche virtù particolare e ti è capitata qualche contrarietà, per esercitarti in quella non dimenticare
            di rendere grazie al Signore dell’occasione che ti ha data: anche questo è non piccolo suo beneficio.
            Sesto: poiché l’orazione attinge la sua forza e la sua potenza di piegare Dio ai nostri desideri dalla
            naturale bontà e misericordia di lui, dai meriti della vita e della passione del suo unigenito Figliuolo
            e dalla promessa a noi fatta di esaudirci, concluderai le tue domande con una o più delle seguenti
            espressioni:  Concedimi,  Signore,  questa  grazia  per  la  tua  somma  pietà.  Possano  presso  di  te  i
            meriti del tuo Figliuolo impetrarmi quello che io ti chiedo. Ricordati, Dio mio, delle tue promesse e
            volgiti alle mie preghiere. E altre volte domanderai ancora grazie per i meriti di Maria Vergine e di
            altri santi che possono molto presso Dio e molto sono da lui onorati, perché in questa vita onorarono
            la sua divina Maestà.
            Settimo: c’è bisogno che tu continui a perseverare nell’orazione, perché l’umile perseveranza vince
            l’Invincibile. Se l’assiduità e l’importunità della vedova evangelica piegarono alle sue richieste il
            giudice  colmo  di  ogni  malvagità  (cfr.  Lc  18,1-8),  come  non  avranno  forza  di  trarre  alle  nostre
            preghiere la stessa pienezza di tutti i beni?
            Perciò, anche se dopo l’orazione il Signore tardasse a venire e ad esaudirti, anzi ti mostrasse segni
            contrari, continua pure a pregare e a tenere ferma e viva la fiducia nel suo aiuto: infatti in lui non
            mancano  mai,  anzi  sovrabbondano  in  misura  infinita  tutte  quelle  cose  necessarie  per  concedere
            grazie agli altri. Per cui se il difetto non è dalla tua parte, sta pur sicura di ottenere sempre tutto ciò
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